sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Filomena Gallo*

La Stampa, 22 giugno 2023

Ancora non è chiaro cosa il Governo abbia contro le bambine e i bambini nati da un’unione che non corrisponde all’idea della cosiddetta “famiglia tradizionale” propria della maggioranza. Perché è sulla loro pelle che si sta giocando l’assurda battaglia ideologica a cui stiamo assistendo in questi giorni ai danni delle famiglie omogenitoriali. Ben 33 bambini ora rischiano di perdere un genitore da un giorno all’altro, discriminati a causa dell’orientamento sessuale dei propri genitori. Proprio quello Stato che dovrebbe proteggerli e che dichiara a gran voce di agire nel loro supremo interesse, ora, in violazione di ogni principio costituzionale, li sta privando di tutti i diritti e le tutele che spettano per legge a loro così come a tutti i figli di coppie eterogenitoriali, senza distinzione alcuna.

È apprezzabile che la ministra Eugenia Roccella abbia cambiato idea sulla stepchild adoption (solo ad ottobre 2022 dichiarava di essere contraria a questo tipo di adozione), ma, senza soffermarci su quanto possa essere odioso dover adottare il proprio figlio, ricordiamo che sia i giudici della Consulta nel 2021 che quelli delle Sezioni unite nel 2022 hanno confermato che questa non è la soluzione, come invece lei suggerisce, per tutelare i figli nati da una coppia omogenitoriale. I giudici hanno, infatti, più volte esortato il legislatore a intervenire per colmare la lacuna nella “tutela del preminente interesse del minore” e hanno precisato che l’adozione in casi particolari non è sufficiente a garantire la pienezza dei diritti dei nati.

Il tema dell’assenso evidenza tutti i limiti e i vuoti di tutela che porterebbe la stepchild adoption come alternativa al riconoscimento diretto dei genitori: la legge sulle adozioni, infatti, prevede che per procedere all’adozione in casi particolari del minore sia indispensabile l’assenso del genitore. In caso di separazione, il genitore legale potrebbe negare l’assenso all’adozione lasciando così un vuoto nell’interesse del minore.

Inoltre, il percorso della stepchild adoption non è immediato ed è possibile solo grazie alla giurisprudenza: i bambini durante i mesi, anzi gli anni, che spesso un procedimento di questo tipo richiede rimarrebbero privi di diritti fondamentali: il diritto all’assistenza, al mantenimento, al cognome, il diritto alla cura da parte del genitore cancellato sarebbero eliminati. E poi perché una coppia dello stesso sesso che accede alla procreazione medicalmente assistita per avere un figlio dovrebbe ricevere un decreto di idoneità ad essere genitore e una coppia etero no?

Roccella sottolinea poi come “non si diventa genitori per contratto”. Siamo d’accordo, non per contratto, ma per legge sì. La legge numero 40/2004 prevede che i nati da tecniche di procreazione medicalmente assistita, anche vietate in Italia, sono figli legittimi delle coppie che hanno avuto accesso alla fecondazione assistita e non possono essere disconosciuti. Le coppie di mamme venete prese di mira dalla Procura di Padova hanno avuto accesso alla tecnica della fecondazione eterologa all’estero, perché in Italia l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è vietato per le coppie omosessuali e single. Dunque, per legge, devono essere entrambe riconosciute come mamme legittime. Bene ha fatto il sindaco di Padova a registrare correttamente il certificato di nascita con le due mamme: se non l’avesse fatto avrebbe violato la legge.

Dunque l’unica strada possibile per garantire davvero i diritti fondamentali a tutti i bambini, senza discriminazione, è la trascrizione diretta di entrambi i genitori. Se ciò non avviene, il Governo continuerà ad agire in piena violazione del principio di uguaglianza e chi ci rimette saranno solo i bambini, che vedranno, con un atto della Procura, modificare la loro identità e la loro vita senza alcun fondamento di legge.

*Avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni