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di Carlotta Lombardo

Corriere del Mezzogiorno, 21 giugno 2023

“L’arte è uno strumento di riabilitazione”. Venerdì all’ex Stabilimento Florio verrà inaugurata la mostra permanente “Scoprire la luce della libertà”. Sabato esperti e studenti a confronto nella giornata di studi “Lo sguardo prigioniero”.

Parlano degli abissi umani, della colpa e della pena, della paura e della solitudine, del desiderio e della speranza. Dipinti, disegni e sculture realizzati da detenuti di tutto il mondo e, da venerdì, esposti nell’ex Stabilimento Florio, a Favignana, ambita meta estiva delle isole Egadi (e tra tutte le isole carceri italiane, l’unica ad avere un penitenziario ancora attivo), in occasione de “I colori della libertà”, il 23 e 24 giugno, evento organizzato dal comune di Favignana con l’Associazione “Art and Prison”, la Fondazione Severino e il Centro di studi “Romano Guardini”per promuovere l’arte come strumento di riabilitazione e socializzazione. “La mostra si chiama “Scoprire la luce della libertà” e sarà permanente - spiega Peter Echtermeyer, presidente dell’Associazione Art and Prison che ha sede a Berlino e dal 2009 opera in ambito carcerario -. Le opere che abbiamo raccolto in tutto il mondo sono uno specchio della società: vogliamo dare voce alle donne, agli uomini e ai giovani che si celano dietro i quadri e costruire ponti attraverso i muri e le frontiere in un contesto interculturale”.

In mostra, anche le opere realizzate da detenuti italiani nell’ambito delle attività promosse dalla Fondazione Severino, che da anni opera per la risocializzazione e il reinserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti attraverso la formazione e il lavoro, nell’ottica di favorire la funzione rieducativa della pena. “L’esposizione è occasione di riflessione sulla condizione umana e sulle possibilità di riscatto e di reinserimento sociale dei detenuti - dice Paola Severino, presidente della Fondazione -.

All’interno delle strutture carcerarie ci sono persone che hanno una spiccata sensibilità e spesso un talento a loro stessi sconosciuto. L’obiettivo è quello di contribuire a scoprirle. Arte e creatività non possono rimanere imprigionati dietro nessuna barriera”. Sabato, dalle 9, si svolgerà anche la Giornata di studi “Lo sguardo prigioniero. Conoscenza dell’arte contemporanea nel carcere”, promossa dal Centro di Studi Romano Guardini con il patrocinio della Pontificia Università Gregoriana, a cui prenderanno parte esperti e studenti.

Coordinatrice del progetto, è Yvonne Dohna Schlobitten: “Vogliamo entrare nella differenza tra il senso e la strumentalizzazione dell’arte dei detenuti per scoprire la potenzialità delle opere da loro realizzate - dice -. L’arte diventa così una forma di responsabilità. Una possibilità di un incontro reale delle persone dietro le opere e di superare i pregiudizi”.