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di Federico Capurso

La Stampa, 19 agosto 2023

Qualcuno forse ricorderà la foto della squadra di governo al gran completo, in posa di fronte a palazzo Chigi, il 24 novembre scorso, con il palazzo alle sue spalle illuminato dai nomi delle 104 donne uccise fino a quel momento nel nostro Paese. Segno d’attenzione, promessa di impegno. Eppure, a poco meno di un anno dalla vittoria delle elezioni da parte della prima presidente del Consiglio donna, su questo fronte non resta molto altro da ricordare.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio non si è ancora mai riunita. Il disegno di legge per la prevenzione e la repressione delle violenze di genere, sponsorizzato dai ministri Eugenia Roccella, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, è arenato in Parlamento ormai da mesi e nessuno ha previsto lo stanziamento di risorse finanziarie per dare forza al provvedimento. Il numero di donne uccise nel 2023, nel frattempo, sale a 73.

Terminata la pausa estiva, nella prima settimana di settembre la commissione parlamentare sul femminicidio finalmente si riunirà. La sua presidente, Martina Semenzato, di Noi moderati, sottolinea come ci sia “la necessità di intervenire sul concetto culturale e sociale del femminicidio, a partire dalla famiglia e dalla scuola, e di formare gli operatori socio sanitari, così come quelli della polizia giudiziaria e i pm”. Per formare tutte queste persone, insegnare a cogliere i segnali di un pericolo, a non minimizzare, servono però soldi che nessuno, finora, ha previsto. Nemmeno nel ddl presentato dalla maggioranza a giugno, con cui si irrobustisce l’impianto del Codice rosso e si sveltirebbero molte procedure per rendere gli interventi di prevenzione più reattivi. “È ciò su cui lavorerà questa commissione: servono risorse per la formazione”, assicura Semenzato. Se riuscirà ad aprire un varco negli spessi muri del ministero dell’Economia, dove di questi tempi si tengono ben stretti i cordoni della borsa, allora si potrebbe aprire uno spiraglio per inserire un primo stanziamento di risorse all’interno del pacchetto Sicurezza a cui sta lavorando Piantedosi. Semenzato gliene potrà parlare direttamente a Venezia, l’8 settembre, dove il ministro dell’Interno è atteso per partecipare a un evento, al Festival del Cinema, organizzato proprio dalla commissione d’inchiesta sul femminicidio.

Alla ripresa dei lavori dovrebbe iniziare anche l’esame in commissione alla Camera del disegno di legge Roccella-Piantedosi-Nordio. Introdurrebbe l’arresto in flagranza differita, la possibilità di intervenire, in caso di reati spia, senza che la donna presenti denuncia, rafforzerebbe l’uso del braccialetto elettronico, ma “il vero tema è riconoscere il pericolo di violenza quando ce la troviamo davanti”, sottolinea l’ex presidente della commissione sul femminicidio, Valeria Valente, del Pd. “E per farlo si devono formare i pm e le forze dell’ordine, e non limitarsi a sveltire le procedure, perché se si subisce una violenza sarà meglio aspettare 24 ore in più e avere un pm specializzato nel trattare questi reati, piuttosto che il primo pm disponibile e non formato”. Nell’attesa, c’è chi prova a smuovere le acque. La deputata leghista Laura Ravetto ha appena presentato una proposta di legge alla Camera per introdurre a scuola l’insegnamento al rispetto della dignità della donna. “Si potrebbe fare nell’ora di educazione civica, a costo zero”, spiega. Meglio ancora, aggiunge, “con un insegnante apposito, ma in questo caso si dovrebbero investire delle risorse”. E questo, a giudicare da come si è mosso finora il governo, potrebbe essere un problema.