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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 23 marzo 202

“Lo Scempio dei Bambini in Carcere: Stiamo Rubando il Futuro a Creature Fragili ed Innocenti” è questo il titolo della lettera aperta con cui il Garante regionale dei diritti delle persone detenute della Calabria, l’avvocato Luca Muglia, denuncia la drammatica situazione dei bambini che vivono in carcere con le loro madri. Il garante Muglia, nel suo ruolo delicato e impegnativo, si era precedentemente impegnato a evitare di interferire nelle questioni processuali e giuridiche delle persone private della libertà, preferendo concentrarsi sulle situazioni di urgenza e sulle battaglie per i diritti fondamentali. Tuttavia, l’incontro con una giovane madre detenuta insieme al suo bambino di appena un anno e mezzo ha scosso profondamente le sue convinzioni. La lettera, infatti, nasce dall’incontro dell’avvocato Muglia con questa giovane mamma detenuta da alcuni mesi insieme al suo bimbo.

Il garante non critica il sistema giudiziario o l’amministrazione penitenziaria, riconoscendo il rispetto per il lavoro dei magistrati e l’attenzione dimostrata verso il benessere del bambino e della madre. Ciò che lo indigna è la possibilità, contemplata dalla legge, di privare della libertà una creatura così indifesa e innocente. Muglia esprime il suo sdegno nei confronti di un sistema che permette una tale ingiustizia, soprattutto quando si tratta di un bambino che non ha ancora avuto la possibilità di sperimentare la bellezza del mondo esterno.

Il primo giorno di primavera, contraddistinto da un cielo sereno e un sole caldo, non è stato vissuto dal bambino dietro le sbarre. Il suo gioco, un semplice evidenziatore blu, rappresenta un simbolo della sua privazione e delle esperienze che gli sono negate. Queste immagini, queste sensazioni, non possono che lasciare segni indelebili nella mente e nel cuore di un bambino così giovane. La lettera del Garante regionale dei diritti delle persone detenute non è solo un grido di protesta, ma anche un appello alla coscienza collettiva. Invita a riflettere sulla violenza delle leggi che consentono una simile situazione e sottolinea la necessità di un cambiamento urgente. Si richiama alla responsabilità politica e istituzionale di porre fine a questo “scempio dei bambini in carcere”, ribadendo che il futuro di queste creature fragili ed innocenti è in gioco.

“Che dire, se non che sembra impossibile immaginare che, in pieno terzo millennio, possano presentarsi scene di questo tipo”, scrive il Garante, che pur non entrando nel merito processuale della vicenda, si dice indignato dalla possibilità di privare della libertà personale un bambino così indifeso e innocente. “Tutto ciò interroga le nostre coscienze e ci induce a riflettere sulla violenza delle nostre leggi”, afferma Muglia, che sottolinea come cambiare le cose sia possibile e necessario. “Stiamo rubando il futuro a creature fragili ed innocenti”, aggiunge, invitando le autorità competenti ad intervenire al più presto per porre fine a questa “violenza istituzionale”. La lettera si conclude con un’immagine emblematica: lo sguardo del bambino che ha incontrato il Garante, uno sguardo che “ci seguirà, inquieterà le nostre notti fino a quando qualcuno, un nobile giorno, non porrà fine allo scempio dei bambini in carcere”. L’appello di Muglia è un invito a riflettere su una realtà spesso dimenticata e a mobilitarsi per cambiare un sistema che non tutela i diritti dei più piccoli e fragili.