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di Davide Nanni*

estense.com, 10 ottobre 2023

In via Arginone si trovano 370 detenuti, mentre la capienza massima è di 244. Il numero di agenti è ancora inferiore a quanto fissato dal ministero. Nonostante le promesse fatte in estate dal ministro Nordio, dopo il tragico suicidio di due detenute a Torino, il governo non ha ancora un piano concreto per affrontare il problema di sovraffollamento cronico delle carceri italiane. Ferrara non fa eccezione: nella casa circondariale di via Arginone si trovano circa 370 detenuti, mentre la capienza massima sarebbe di 244 posti.

Il numero di agenti, invece, è ancora inferiore a quanto prevedrebbe il ministero: 168 anziché 212. Evidentemente a poco sono valsi gli sforzi, dovuti, del sindaco Fabbri che a luglio aveva chiesto a Roma di rafforzare il contingente ferrarese, dopo le pressioni dei sindacati e la gaffe dei consiglieri di maggioranza che hanno negato la discussione del problema in Consiglio Comunale.

A conti fatti, oggi possiamo dire che i 7 nuovi agenti inviati a Ferrara non hanno coperto nemmeno il fisiologico turnover annuale: purtroppo siamo ancora al punto di partenza.

È chiaro che occorrerà una pressione costante e più incisiva delle Istituzioni locali sul governo per ripristinare normali condizioni di lavoro e sicurezza all’interno del carcere: così non si può andare avanti. Il numero preoccupante di aggressioni ai danni di agenti e personale sanitario, così come i frequenti episodi di autolesionismo registrati da inizio anno, dovrebbero far riflettere e correre ai ripari una maggioranza consiliare che da mesi continua a rinviare la nomina del nuovo Garante dei detenuti, vacante da febbraio. Nulla si muove.

La Casa Circondariale “C. Satta” ricomprende sezioni detentive con caratteristiche di sicurezza diverse e ospita molti soggetti “farmacofilici”, la cui gestione diventa problematica senza un numero di personale adeguato e prontamente formato. Nel 2025, inoltre, dovrebbe terminare la costruzione di un nuovo padiglione da 80 posti che ridurrà sensibilmente l’area agricola dove i detenuti vengono occupati in attività lavorative e rieducative. Non è chiaro se all’aumento di capienza detentiva corrisponderà un adeguato incremento del numero di personale oggi presente.

Di certo vi sarà minore spazio per progetti come il “Galeorto”, l’orto in carcere, che hanno avuto ricadute positive sulla serenità dei detenuti. Per questo è fondamentale che il Comune di Ferrara continui a sostenere con maggiori risorse le realtà imprenditoriali e di Terzo settore che offrono possibilità lavorative ai ristretti interne o esterne alla struttura di via Arginone. La buona politica deve costruire ponti tra chi sta dentro e ciò che sta fuori dal carcere, senza lasciare soli quanti lavorano per garantire ogni giorno sicurezza e umanità all’interno di quelle mura. Fanno parte della nostra città, della nostra comunità.

*Consigliere comunale Pd