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ferraratoday.it, 15 ottobre 2023

L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto Erasmus+ “The art of theatre as a second chance”. In occasione della conclusione del progetto The art of theatre as a second chance, co-finanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea, Balamós in collaborazione con il Ctu di Ferrara, organizza un incontro pubblico sul tema del teatro in carcere. L’incontro si terrà martedì 17 ottobre, alle 18 nella sede del Ctu in via Savonarola 19. Dopo la proiezione del video documentario di Marco Valentini sul progetto teatrale ‘Passi sospesi’ di Balamós negli istituti penitenziari di Venezia, si terrà una discussione pubblica per riflettere sulla funzione del teatro negli istituti penitenziari, confrontarsi sul rapporto tra carcere e territorio, comprendere quale ruolo può avere la società nel percorso rieducativo della pena.

Al centro dell’attenzione dei promotori c’è la considerazione che le buone pratiche del teatro costituiscono un elemento fondamentale per una reale crescita delle persone detenute e per il potenziamento del loro percorso di risocializzazione. Attach è un progetto del programma Erasmus+, promosso dall’Università della Tessaglia, dalla Scuola dell’Istituto penitenziario di Domokòs, Balamós, Theatre De l’Opprimè ed Eurosuccess Counsulting. Il programma della giornata prevede i saluti di Giuseppe Lipani, direttore del Ctu, l’introduzione di Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamós, conduttore del progetto ‘Passi sospesi’ negli istituti penitenziari di Venezia. Spazio quindi alla proiezione del video documentario di Marco Valentini ‘Passi Sospesi’, della durata di 20 minuti. Quindi, gli interventi di Marco Foffano, garante dei detenuti del Comune di Venezia in collegamento video; Stefania Carnevale, docente di Diritto penitenziario, delegata Unife alle relazioni con l’Amministrazione penitenziaria; Andrea Pugiotto, docente di Diritto costituzionale dell’Università di Ferrara; Vito Minoia, presidente del Coordinamento nazionale teatro in carcere in collegamento video.

A seguire, il dibattito pubblico e le domande. Spazio quindi a un video di Marco Valentini dal progetto ‘Passi Sospesi’ di Balamós negli istituti penitenziari di Venezia, dal 2017 al 2021, Il video documenta il percorso e le metodologie del laboratorio teatrale, le prove e l’allestimento degli spettacoli, l’incontro e il confronto con artisti e maestri del teatro contemporaneo ma anche con alunni delle scuole medie e dell’Università, la presentazione di spettacoli provenienti dall’esterno. Il video di Marco Valentini rivela come lo scambio tra teatro e carcere possa essere proficuo in entrambe le direzioni. Il teatro offre al carcere la sua scienza delle relazioni umane, in un luogo dove troppo spesso il rapporto umano viene declassato a rapporto di potere.

Il carcere a sua volta, nell’evidenza della sua dimensione totalizzante, ridona all’arte della finzione uno squarcio di verità. La prima inquadratura del video Passi Sospesi è una porta che conduce direttamente negli scorci di una città, la cui arte e la cui bellezza riescono ad andare oltre ogni offesa e speculazione umana. Basta il tempo di una corsa sul battello, per ritrovarsi dietro altre porte e altre mura, quelle del carcere. Immagini in apparenza così lontane e contrastanti introducono alla riflessione su quale dialogo sia possibile tra ‘dentro’ e ‘fuori’, e soprattutto su come l’arte e la cultura possano contribuire a ridisegnare i luoghi e su come sia possibile trovare poesia e bellezza ovunque.

Nei frammenti mostrati nel video di Marco Valentini, la ricerca è non solo volta a trovare una dimensione poetica e trasformativa al dolore, ma anche a esplorare e consegnare bellezza attraverso la delicatezza e la scompostezza di un gesto, di un racconto di corpo e d’anima, di una voce che rende ogni parola viva e piena. Del resto la potenza del teatro, ancor più in situazione estreme, è quella di originare un tempo sospeso, dove succede qualcosa che è un mondo altro, dove si sperimenta la possibilità di guardarsi dentro, di toccare la nudità delle paure e dell’oscurità ma, al contempo, di prenderne le distanze, trasformandole non solo in parole e azioni ma nella realizzazione dell’attore che esibisce la poesia del vivere.

Nel qui e ora, dove non c’è certezza di ciò che sarà e di ciò che rimarrà ma si mostra quanto un momento di vita resista e oltrepassi i fili spinati di una cultura di morte. In ogni modo qualcosa è accaduto, il corpo ha la possibilità di memorizzarlo e di attivare nuove immagini e processi di resistenza: un primo passo verso una cultura di vita. Ed è soprattutto l’esperienza delle immagini che può contribuire a creare nuovi copioni e nuove visioni di sé. Questa è l’essenza del lavoro di Marco Valentini tra la bellezza svelata e la bellezza celata dietro un gesto, un movimento, uno sguardo.