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di Fabio Poles

Gente Veneta, 26 gennaio 2023

In duecento da tutta Italia per onorare il lavoro dell’economista, fondatore della Scuola di Economia Civile e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Prima di tutto viene l’uomo, nelle relazioni con docenti e studenti così come nei suoi studi. Tra i presenti, anche i giovani del movimento internazionale “The Economy of Francesco”, voluto dal Papa e animato dal cofondatore della Sec Luigino Bruni.

Dice che l’economia civile l’ha riscoperta quasi per caso nel 1997 quando gli è venuto tra le mani il testo “Lezioni di economia civile” di Antonio Genovesi riordinando dei documenti della moglie Vera, storica dell’economia. La frequentazione con le opere dello studioso campano morto nel 1759, esponente illustre dell’illuminismo napoletano, sarebbe iniziata allora.

E più di 25 anni fa non avrebbe mai immaginato che nel 2023 gli economisti civili d’Italia – e qualcuno anche da fuori – si sarebbero fatti presenti, di persona o per messaggio, al Polo Lionello Bonfanti di Loppiano (Incisa e Reggello, Firenze) lo scorso 13 gennaio, per celebrare i suoi ottant’anni, compiuti il 4. Un convegno in piena regola che gli organizzatori hanno però voluto chiamare festa. Stiamo parlando di Stefano Zamagni, l’economista bolognese allievo del premio Nobel John Hicks con il quale studiò alla London School of Economics negli anni sessanta del secolo scorso.

A lui il mondo della cooperazione e quello del terzo settore devono molto: dall’elaborazione scientifica, ai disegni di legge, all’incessante opera di formazione, testimonianza, incoraggiamento e supporto che “il Professore” – così lo chiamano le persone che lavorano insieme a lui – porta avanti fin dal 1957, anno del suo primo scritto come ha sottolineato Michele Dorigatti, esponente della cooperazione trentina e tra i registi della festa, e poi incessantemente dal 1966 anno del suo ordinariato.

Alla festa sono intervenuti alcuni suoi allievi e i membri della Scuola di Economia Civile, il presidente Luigino Bruni, Leonardo Becchetti e Pier Luigi Sacco, economisti noti in tutta Italia e non solo, con i quali ha firmato numerosi articoli e libri, così come Elena Granata, urbanista del Politecnico di Milano e vice presidente della Scuola. Quest’ultima ha sottolineato l’interesse del Professore per le persone che incontra e la caratteristica, tutta sua, di spingerti, incalzandoti con le domande, ad andare sempre un po’ oltre, negli studi, nella professione, nella vita: “Sei felice?

Perché ora che sei associato non provi il concorso da professore ordinario? Adesso che sei sposata cosa aspetti a fare un figlio? E visto che ne hai due perché non pensi al terzo?”. Domande talora scomode, “ma che in fin dei conti ha detto Granata – rivelano tutta la sua attenzione alla fioritura umana dei suoi interlocutori”. Commovente la riproposizione della “laudatio” di Stefano Zamagni pronunciata a Trento nel 2013 in occasione dei settant’anni del Professore dal collega Pier Luigi Porta, altro grande economista civile scomparso qualche anno fa e godibilissima la lettura di alcuni brani degli scritti di Zamagni offerta da Beatrice Cerrino, sempre della Sec.

Insieme ai membri della Sec hanno preso la parola i giovani di “Economy of Francesco”, il movimento mondiale di giovani economisti ispirato a San Francesco, voluto da papa Francesco e animato da Luigino Bruni, che sanno che alla base delle loro elaborazioni c’è tantissimo del pensiero di Zamagni oltreché di Bruni stesso. E Paolo Venturi, il direttore di Aiccon – altra “creatura” del Professore – ha raccontato di come il primo giorno di ogni corso, all’appello, sia solito passare tra i suoi studenti dando gran pacche sulle spalle e chiedendo non il nome ma “chi sei?”.

Finito il giro, che talora può mettere in imbarazzo per questa fisicità, scrive alla lavagna il suo numero di cellulare dicendo: “Se avete qualche problema, non solo di studio, e cercate qualcuno con cui parlarne chiamatemi quando volete”.

Tanti gli indirizzi di saluto di persone e istituzioni. Il ringraziamento finale del Professore, poco prima del taglio della torta, è stato come sempre ricco di contenuti e si è chiuso con il consueto “state in gioia” che caratterizza ogni sua conclusione. Il Professore non avrebbe mai immaginato che duecento persone si sarebbero date appuntamento da tutta Italia un venerdì di gennaio per celebrare in amicizia i suoi ottant’anni e rilanciare il comune impegno. O forse sì. Perché la generatività di Stefano Zamagni ha da sempre anche il sapore della profezia.

Benedetto Gui: “I beni relazionali sono un investimento anche per il futuro”

Tra le persone più vicine a Zamagni, i cui ottant’anni sono stati celebrati pubblicamente lo scorso 13 gennaio a Loppiano, ci sono molti veneti. E tra questi lo studioso padovano Benedetto Gui, scopritore negli anni 80 del secolo scorso, dei “beni relazionali”. Che sono quei beni intangibili, come l’amicizia, la lealtà, l’onestà, l’amore stesso, di grande valore ma senza prezzo, che si originano dalle relazioni tra le persone e che da una quarantina di anni vengono studiati in economia. Sono i beni che hanno maggior impatto sulla felicità delle persone.

Professor Gui, cosa significa che un bene relazionale è un “fatto emergente”?

Significa che tu puoi mettere due persone che si incontrano nelle condizioni di dar vita ad un bene di natura relazionale ma che non è detto che lo stesso bene si origini davvero. Ci vuole una risposta libera per dar vita ad un bene relazionale come, per esempio, l’amicizia.

Cosa vuol dire che nei beni relazionali la funzione di investimento, quella di produzione e quella di consumo coincidono temporalmente?

Vuol dire che quando due persone si relazionano tra di loro in amicizia, in quel preciso incontro l’amicizia viene goduta, cioè “consumata”, ma viene anche prodotta. In più l’incontro di quelle persone è un investimento per rinforzare la loro amicizia futura. Se un incontro tra due persone va male, si rischia di compromettere non solo l’incontro in sé ma anche quelli che potrebbero esserci in futuro.

Un esempio concreto?

Quello che si vede in questa festa qui a Loppiano che è un luogo di generazione e rigenerazione di beni relazionali. Come tutto quello che Zamagni ha messo in movimento.