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di Claudia Brunetto

La Repubblica, 9 giugno 2022

Intervista alla figlia del magistrato assassinato dalla mafia: “Il sistema dei partiti non ha gli anticorpi. Palermo è a un bivio. Inaccettabile il ruolo di Cuffaro e Dell’Utri”.

“Le organizzazioni criminali continuano a trovare alleanze nei settori strategici dell’economia e della politica: per questo non bisogna mai abbassare la guardia”. Ne è convinta Fiammetta Borsellino, terzogenita di Paolo, il magistrato ucciso trent’anni fa nella strage di via D’Amelio: ieri, insieme con un nome storico della sinistra, l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha portato la sua testimonianza in chiusura della campagna elettorale della lista “Sinistra civica ecologista” che a Palermo sostiene il candidato sindaco del centrosinistra Franco Miceli. Una giornata segnata dall’arresto del candidato forzista al Consiglio comunale Pietro Polizzi per scambio elettorale politico-mafioso.

Che sapore ha questa notizia a pochi giorni dal voto a Palermo?

“Solo perché la mafia non spara più non significa che non esista: le organizzazioni criminali sono bravissime a adeguarsi ai nuovi contesti socio-economici e vivono di alleanze fuori dall’organizzazione. La mafia non è forte in quanto tale, ma perché trova alleanze all’esterno. L’arresto del candidato di Forza Italia dimostra tutto questo. Non bisogna mai smettere di parlare di mafia e di questione morale”.

Il sistema politico non ha ancora anticorpi per difendersi?

“No. Ecco perché tutti noi dobbiamo avere un compito di vigilanza, indipendentemente dagli schieramenti politici. Si tratta di forze che lavorano sottobanco e possono riemergere. Siamo molto distanti dall’averle eliminate. Tutti siamo responsabili, in un momento in cui la città, in vista delle elezioni, può crescere e svilupparsi o fare al contrario un enorme passo indietro”.

Vede un passo indietro nel sostegno di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri al candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla?

“Non è moralmente e politicamente accettabile che persone condannate per mafia influenzino l’andamento elettorale o appoggino candidati con le loro liste. Bisogna dire chiaramente da che parte si sta”.

Palermo, dunque, è a un bivio?

“A un bivio importante. Tutti siamo coinvolti, anche se non assumiamo direttamente degli incarichi. Oggi un’amministrazione può governare bene solo se ha la collaborazione di tutta la cittadinanza”.

Il suo impegno antimafia a chi si rivolge?

“Ai ragazzi: sono tornata a occupare i banchi di scuola. Questa è la mia pratica dell’antimafia quotidiana. Ogni giorno parlo con i ragazzi e li convinco che scegliere il male è sbagliato e non porta vantaggi, se non apparenti. Lo faccio attraverso esempi positivi da seguire: sicuramente mio padre ma anche tanti altri. Trasmettere valori positivi è il miglior modo per togliere consenso alle mafie. Mio padre, del resto, ha fatto della lotta alla mafia una questione di vita”.

Palermo è irredimibile?

“Come è stata capitale della mafia, è stata anche capace di dare vita al più grande movimento antimafia mai esistito al mondo. Dobbiamo prenderne atto. Credo nelle persone, credo nei giovani. C’è tanta gente che vuole che le cose cambino e sono le persone che lavorano più in silenzio. Come i docenti delle scuole, per esempio. Nutro un’enorme speranza che Palermo possa riscattarsi”.