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di Gabriele Bartoloni

La Repubblica, 1 maggio 2022

La senatrice grillina scelta dalle commissioni Sanità e Giustizia di Palazzo Madama insieme al leghista, contrario al ddl Zan e l’utero in affitto. “Preferivo qualcuno meno schierato, ma siamo in quattro a tutela della legge. Sono fiduciosa, molto dipenderà anche da Italia viva”

Dopo l’ok della Camera, martedì la commissione Giustizia del Senato ha iniziato la discussione sul fine vita. Con una legislatura agli sgoccioli e l’ostruzionismo del centrodestra, il testo rischia di naufragare. “Ora dobbiamo accelerare”, dice Alessandra Maiorino, esponente del M5S e relatrice del provvedimento insieme al più duro degli oppositori della legge sul suicidio assistito: il leghista Simone Pillon.

Senatrice, la sensazione è che il centrodestra voglia ritardare il più possibile l’approvazione del testo. È così?

“Non nego che ci sono delle difficoltà, ma sono fiduciosa. Credo che in fondo sia nella volontà di tutti di arrivare a dare una legge al Paese”.

Il centrodestra ha ottenuto la nomina a relatore del sentore Pillon, da sempre contrario al fine vita. È d’accordo con questa decisione?

“Il presidente della commissione Ostellari si è sempre avvalso della facoltà di nominare i relatori senza consultare il resto dei parlamentari. Noi, come M5S, abbiamo chiesto che il relatore fosse meno schierato, ma il fatto che ce ne siano quattro va a tutela della legge”.

Non crede che la nomina di Pillon finirà per ostacolare il cammino della legge?

“Anche io sono relatrice del provvedimento e di certo non ho idee conservatrici. Pillon sarebbe stato un problema anche se non fosse stato relatore, ma visto che ricopre questo ruolo magari ora sarà costretto a collaborare”.

La Lega ha chiesto una stretta sugli stupefacenti in cambio del fine vita. Siete disposti a concederla?

“No, il testo del centrodestra sugli stupefacenti prevede delle forti sproporzioni tra sanzioni e lieve entità del reato. In tutto ciò la cosa più assurda è che il centrodestra abbia imposto l’incardinamento di una legge che è già all’esame della Camera.

I numeri sono incerti sia in commissione che in aula. La legge rischia di non farcela?

“Tutto dipende da come si comporterà Italia Viva. Se voterà con il campo progressista non credo che ci saranno particolari problemi. Però è importante trovare un modo per allargare il consenso attorno a questo provvedimento, coinvolgendo anche una parte del centrodestra”.

Realisticamente: in quanto sarà possibile ottenere il via libera definitivo?

“Come Movimento 5 stelle abbiamo chiesto di accelerare. Finite le audizioni bisognerà esaminare tutte le varie proposte di legge depositate sullo stesso tema, arrivare poi ad un testo unico, lo stesso approvato alla Camera, ed infine approvarlo”.

C’è ancora parecchio da fare dunque...

“Siamo all’inizio, ma dobbiamo essere veloci. Alla legislatura non è rimasto molto tempo. E qualora il Senato dovesse modificare il testo approvato alla Camera questo dovrebbe necessariamente ritornare a Montecitorio. I tempi rischiano di dilatarsi”.

Se da una parte la destra rema contro il provvedimento, una parte del centrosinistra crede invece che il testo sia troppo restrittivo. È d’accordo?

“Il testo è la sintesi delle varie sensibilità presenti nelle forze politiche. Certo, su alcune parti si sarebbe potuto fare di più”.

Tipo?

“Io avrei messo un limite all’obiezione di coscienza. Altrimenti si rischia di creare la stessa situazione dell’aborto: un diritto che spesso viene negato a causa dell’elevato numero di medici obiettori”.