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di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 2 aprile 2024

Il suicidio in carcere raccontato attraverso il cinema e il teatro. È lo speciale Amleto che andrà in scena al Teatro Cantiere Florida oggi, per il Materia Prima Festival promosso da Murmuris, grazie al lavoro della Compagnia di Sollicciano, formazione di attori detenuti della Casa Circondariale di Firenze e a quello di Krill Teatro, che con loro progetta e realizza spettacoli. Si parte alle 19 con la proiezione del docufilm Essere o non essere, Amleto, dove un gruppo di attori detenuti del carcere fiorentino sta provando, a poche settimane dallo spettacolo, la celebre tragedia di Shakespeare. L’interprete principale comunica all’improvviso che intende smettere: anche lui, come Amleto, ha perso tragicamente il padre da pochi mesi ed è ossessionato dai demoni. Il dramma si mescola alla realtà in una riscrittura dove la sfida è portare la bellezza della poesia e della lingua shakespeariana nella realtà chiusa della prigione, raccontando allo stesso tempo un dramma che esiste e di cui gli istituti penitenziari italiani godono purtroppo un triste primato: quello del suicidio in carcere. Un tema attuale e urgente, visto che solo nei primi due mesi del 2024 sono stati venti i suicidi nei penitenziari italiani. Un fenomeno particolarmente diffuso anche nel carcere di Sollicciano e che sarà oggetto dell’incontro che si terrà dopo lo spettacolo, un confronto dal titolo “Dalla parte di chi guarda”, con gli attori della Compagnia di Sollicciano, gli educatori e la regista Elisa Taddei.

“Abbiamo pensato di riprendere la tematica della follia e di declinarla ancora all’interno della realtà carceraria, mettendo al centro uno dei personaggi più interessanti, moderni e controversi del teatro classico, Amleto - ha spiegato Elisa Taddei - Il nostro Amleto è un giovane detenuto di origine africana che ha perso il padre da pochi mesi e mostra i segni di un profondo disagio nel modo in cui si relaziona agli altri. Il disagio psichico dopo il Covid è aumentato nelle carceri, lo dicono le statistiche sull’uso massiccio di psicofarmaci. Nel tratteggiare alcuni atteggiamenti di Amleto mi sono ispirata a un ragazzo conosciuto a Sollicciano negli anni passati. Ma la vera sfida di questo lavoro è stato vedere se, trasportando la lingua di Shakespeare in una dimensione contemporanea, questo esperimento avrebbe funzionato e la bellezza della poesia avrebbe retto lo scontro, dando vigore ai personaggi della storia”.