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di Mauro Bonciani

Corriere Fiorentino, 17 agosto 2023

Il sindaco di Firenze Dario Nardella apre all’utilizzo delle ex caserme per diminuire l’affollamento delle carceri, come proposto dal ministro Nordio. “Per i reati più lievi vanno utilizzate al massimo strutture dello Stato abbandonate a partire dalle caserme parzialmente o totalmente inutilizzate”, dice.

Nell’omelia di Ferragosto in cattedrale il cardinale Giuseppe Betori ha ricordato la situazione di Sollicciano, ed in attesa di capire se anche a Firenze ci sono ex caserme idonee ad ospitare le persone recluse per reati lievi, il sindaco Nardella si dice d’accordo con l’idea del ministro della Giustizia Nordio. Ma chiede risorse per rendere effettive le politiche di reintegro nella società dei detenuti.

Il cardinale e arcivescovo Giuseppe Betori parlando in Santa Maria del Fiore, dopo aver sottolineato in riferimento al rapimento della piccola Kata “si è consumato un crimine in un contesto di emarginazione di cui tutti dobbiamo sentirci responsabili”, ha scandito: “La stessa preoccupazione va nutrita verso le condizioni di abbandono in cui versa il nostro carcere fiorentino di Sollicciano, così come altri penitenziari nel Paese, di cui sono tragici segnali i numerosi suicidi: da anni se ne denunciano la fatiscenza, le carenze igieniche e sanitarie, il sovraffollamento, l’insufficienza di percorsi educativi e l’assenza di lavoro”. L’emergenza a Sollicciano riguarda tutti i settori, ad iniziare dalla fatiscenza della struttura, tanto che si è parlato di demolirlo e ricostruirlo, e contro i 440 detenuti previsti oggi ve ne sarebbero quasi seicento. Tra la decina di caserme censite nell’ultimo elenco di Difesa Servizi degli immobili non residenziali disponibili per essere affidati in concessione figura anche il carcere di “Santa Chiara” a Siena, su Firenze per adesso non c’è nulla anche perché nella caserma di Rovezzano dovrebbe andare un comando Nato mentre a i Lupi di Toscana a Scandicci sono previste case, alloggi per studenti e un centro commerciale. Nardella però chiede un cambio di passo: “La situazione è al collasso da anni. Governo e Parlamento affrontino una volta per tutte il problema invece di lasciare che le criticità aumentino. Le nostre città vivono ogni giorno il paradosso delle carceri, che invece di essere luoghi di recupero diventano bombe sociali a orologeria in mezzo al tessuto urbano”.

E Sollicciano? “Nonostante tutti gli sforzi degli enti locali che firmano accordi e condividono progetti con la direzione del carcere - dice Nardella - la situazione rimane drammatica, tra sovraffollamento, carenza di personale penitenziario, carenza di assistenti sociali, condizioni di detenzione disumane, suicidi, violenze e gesti di autolesionismo. Sollicciano sta diventando l’emblema dell’emergenza carceraria italiana”.

Un problema, cui si aggiunge quello delle risorse. “Nel nostro Paese ogni detenuto costa alla comunità 154 euro al giorno, di cui solo sei vengono spesi per il suo mantenimento, solo 35 centesimi per la sua rieducazione, quella di cui parla la Costituzione italiana. Il risultato è che le carceri italiani sono sempre più fabbriche di delinquenza e di rabbia sociale, come dimostrano i pochi dati disponibili sulla recidiva. Quasi il 70% di persone che entrano in carcere tornano a delinquere, una volta usciti”.

Poi c’è il problema infrastrutturale. “Infatti. Sollicciano ha il problema strutturale dell’inadeguatezza degli immobili, vecchi e inefficienti. La soluzione, per Firenze come per molte altre città, è la riprogettazione e la ricostruzione graduale e completa del carcere secondo standard moderni incentrati sulla rieducazione del detenuto. In secondo luogo occorre rilanciare le case mandamentali e circondariali per i reati più lievi, utilizzando al massimo strutture dello Stato attualmente abbandonate a partire dalle caserme parzialmente o totalmente inutilizzate”.

E dopo l’aperura a Nordio il sindaco conclude: “Occorre un fondo nazionale per il reinserimento dei detenuti grazie corsi di formazione professionale, creazione di laboratori interni alle strutture, avvio di accordi con le autorità locali per dare opportunità di lavoro”.