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di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 22 novembre 2022

Ancora una volta si tratta di un detenuto marocchino, che si è tolto la vita impiccandosi all’interno della sua cella, dove era recluso da solo. Aveva problemi di dipendenze.

Ancora un suicidio nel carcere di Sollicciano. È il quarto dall’inizio dell’anno. Ancora una volta si tratta di un detenuto marocchino, A.E., che si è tolto la vita nella notte tra domenica e lunedì impiccandosi all’interno della sua cella nella sezione transito, dove era recluso da solo. Il suicidio è avvenuto davanti a un agente penitenziario che non ha potuto aprire la cella perché il detenuto l’aveva bloccata. L’uomo era stato trasferito a Sollicciano dal carcere di Pisa. Aveva problemi psichiatrici e di dipendenze, era stato seguito dal reparto per la salute mentale.

Aveva tentato il suicidio anche in passato e aveva compiuto atti di autolesionismo. Qualche anno fa era salito sul tetto per protesta ed era cascato provocandosi fratture alle gambe. Da settimane il detenuto, in carcere per stalking e con genitori residenti a Firenze, stava dicendo ai volontari che lo seguivano che avrebbe voluto togliersi la vita.

Un grido forse inascoltato. Alla fine l’uomo lo ha fatto davvero. Un ennesimo caso che preoccupa e non poco l’ambiente carcerario fiorentino, dove i suicidi raggiungono una media di uno ogni tre mesi. Un’emergenza nazionale. Nei primi dieci mesi del 2022 sono stati 74 i suicidi di detenuti in carcere, 35 in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Più di uno ogni quattro giorni.

Il recluso marocchino di Sollicciano, negli ultimi giorni, aveva mandato tramite il suo avvocato una lettera al garante nazionale dei detenuti, a quello regionale e a quello provinciale, per chiedere un incontro urgente. “Non si può restare indifferenti di fronte al quarto suicidio in pochi mesi - ha detto il cappellano di Sollicciano don Vicenzo Russo - Sono uomini che hanno commesso reati, ma sono anche persone che vanno tutelate, il recluso in questione aveva problemi di salute mentale e il carcere non sempre era compatibile con le sue condizioni psichiatriche, a Sollicciano non ci sono gli strumenti adeguati per curare queste persone”.

Donato Donato Capece, segretario generale del sindacato di polizia Sappe, spiega: “La situazione nei penitenziari è allarmante. Ora segnali concreti dal ministero di Giustizia e dal Dap”. Anche Eleuterio Grieco, segretario regionale Uil Pa, si rivolge a Roma: “Ribadiamo la richiesta di una ispezione ministeriale. C’è uno scaricabarile sulla pelle delle persone tra area sanitaria regionale, servizio sanitario psichiatrico e direzione del carcere”.

L’ultimo suicidio a Sollicciano risale a metà ottobre e aveva coinvolto sempre un recluso marocchino. Si chiamava Azzedine, era arrivato a Firenze quando era poco più che adolescente e ha finito i suoi giorni tra le sbarre di Sollicciano. Ancora prima, a metà settembre, si era impiccato un altro detenuto del Marocco, morto in ospedale a inizio ottobre dopo giorni di coma. A luglio un altro suicidio, quello dell’agente della questura che lo scorso 19 maggio, al parco delle Cascine poco distante dalla fermata della tramvia, aggredì un nordafricano per poi esplodere due colpi di pistola in aria. È stato trovato morto nella sua cella con un lenzuolo a una finestra.