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di Fabrizio Morviducci

La Nazione, 15 ottobre 2022

Due casi in pochi giorni in Toscana, duro Fanfani: “Umanità fattore dimenticato”. “Il sistema carcerario è incivile ed alienante; il suicidio del detenuto nordafricano a Sollicciano è solo l’ultima caso di ordinaria disperazione che accade nelle carceri italiane”. Il garante per i detenuti della Toscana, Giuseppe Fanfani non ha potuto far altro che prendere atto di questo nuovo episodio successo nelle carceri toscane. Il 29enne nordafricano è stato trovato impiccato nella sua cella.

“Si trattava di un detenuto in transito - ha detto Fanfani - dal carcere di Aosta. Era stato messo in una cella singola proprio perché era ritenuto un detenuto non pericoloso per sé, non erano stati ipotizzati atti di autolesionismo, piuttosto era ritenuto incline a far male agli altri. Purtroppo è successo quello che è successo”.

E’ il secondo caso nel mese; a fine settembre un altro detenuto di 41 anni si è tolto la vita nel carcere di Pisa. Con la morte del detenuto a Sollicciano, sale a 69 il numero dei reclusi che nel corso di quest’anno si sono suicidati in carcere, a cui si aggiungono 4 casi di suicidio tra gli agenti penitenziari. “L’umanità - ha concluso Fanfani - è un fattore totalmente dimenticato. Stanno malissimo anche gli agenti della Penitenziaria. Che sono tantissimi; per ogni 100 detenuti ci sono 70 tra uomini e donne in divisa. E manca un progetto reinserimento. E’ un sistema carcerrario che non funziona. Le persone che escono sono spesso peggiori di quando erano entrate”.

Sulla vicenda sono intervenuti anche i sindacati: “Una vera strage - ha detto Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria - di cui purtroppo non si intravede la fine. Attendiamo l’insediamento del prossimo Governo, al nuovo ministro della Giustizia chiederemo un confronto ad ampio spettro su tutte le questioni che investono il sistema d’esecuzione penale”.

Le condizioni di vita dentro alle carceri toscane sono difficili. Detenuti in sovrannumero, atti di autolesionismo, difficoltà di convivenza, strutture che avrebbero bisogno di una manutenzione. Condizioni che portano anche a gesti estremi come quello messo in atto dal detenuto nordafricano l’altra sera nella cella fiorentina.