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di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 30 giugno 2023

Le dimissioni del cappellano, ma continuerà a occuparsi di carceri per la diocesi. Era arrivato a Sollicciano che era poco più di un ragazzo. Adesso lascia, dopo quasi un ventennio, all’età di 60 anni. E così don Vincenzo Russo, ormai da qualche settimana, non è più il sacerdote del penitenziario fiorentino. Lascia dando le dimissioni dopo tanti anni. Sulle motivazioni preferisce non esporsi, quello che resta è il suo impegno per chi è recluso a Sollicciano.

Tantissime le battaglie del sacerdote napoletano, cresciuto nella Madonnina del Grappa e tuttora presidente dell’Opera della divina Provvidenza. Si era sempre battuto per un sogno, quello di portare il papa, in particolare Francesco, tra le sbarre di Sollicciano. Sogno irrealizzato, ma il papa conosceva la realtà del carcere e l’aveva incontrato in quella memorabile messa allo stadio Franchi dove l’altare era stato costruito proprio dai reclusi.

Centinaia quelli con cui lui parlava settimanalmente nella stanza dei colloqui, raccogliendone le frustrazioni, i drammi personali, le difficoltà, gli sfoghi, i pianti, prevenendo atti di autolesionismo e tentati suicidi. E tante le lettere che, nel corso di questi anni, non si era mai stancato di spedire a ministri, sottosegretari, parlamentari e presidenti vari per far arrivare il grido d’allarme degli ultimi tra gli ultimi, come li chiama lui, i senza voce a cui troppe poche persone prestano attenzione.

“A Sollicciano è emergenza cimici e perfino topi” avevano scritto un gruppo di detenuti a lui vicini nel 2022. E poi l’esposto del luglio del 2022. Un esposto alla Procura per denunciare “le condizioni drammatiche” all’interno del carcere di Sollicciano e chiedere di valutare se si possano ravvisare comportamenti illeciti nella gestione della popolazione carceraria. A firmare l’esposto erano stati circa trecento detenuti del penitenziario fiorentino. E poi le battaglie per il gelo d’inverno e il cado infernale d’estate, nella speranza di portare in carcere refrigerio e, soprattutto, ventilatori. E ancora le lotte per i pochi educatori del carcere, per i troppi tossicodipendenti all’interno del penitenziario e il poco lavoro per la rieducazione. Su questa vicenda delle dimissioni, don Russo preferisce non rilasciare dichiarazioni ufficiali. Resterà comunque, per conto della diocesi, responsabile dell’area carcere, e continuerà quindi a vigilare sulle condizioni dei vari penitenziari toscani.