di Pietro Mecarozzi
La Nazione, 4 agosto 2024
Il Dipartimento ha avviato un procedimento disciplinare per le condizioni del penitenziario. Contestato anche “il contegno scorretto verso i superiori, i colleghi, i dipendenti e il pubblico”. Dopo le sanzioni e l’apertura di un fascicolo in procura, per la direttrice di Sollicciano, Antonella Tuoni, arriva anche un procedimento disciplinare. Nel documento firmato dal direttore generale del personale e delle risorse del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), Massimo Parisi, viene contestato a Tuoni la “grave negligenza in servizio” e il “contegno scorretto verso i superiori, i colleghi, i dipendenti e il pubblico”.
Cosa rischia? La decurtazione dello stipendio per una durata non superiore a sei mesi. Il terzo atto della partita tra ministero della Giustizia e la numero uno del carcere fiorentino segue il leitmotiv dei capitoli precedenti: la responsabilità per il degrado della struttura che le ispezioni dei mesi precedenti hanno evidenziato, ricadrebbe su Tuoni. Che per di più, sempre secondo il dipartimento, dovrebbe attivarsi per gli interventi necessari per la manutenzione della struttura.
Cimici, blatte, il troppo caldo o freddo (in base alla stagione), le infiltrazioni di umidità e acqua, il sovraffollamento: tutto ricade nei compiti della direttrice. Nelle contestazioni, viene preso in esame il report delle ispezioni del personale del Visag (il servizio di Vigilanza sull’Igiene e sicurezza dell’amministrazione della giustizia), mandato direttamente da Roma, che dopo i sopralluoghi ha concesso 90 giorni di tempo per sistemare tutte le storture del carcere.
Sia il Visag, sia la Commissione ispettiva, hanno definito “l’istituto molto fatiscente”, ma anche in uno stato “di incuria e abbandono”, con le oramai note infiltrazioni e cadute di intonaco. Tradotto: serve un intervento straordinario per ristrutturare il penitenziario, per il quale, per normativa, devono essere erogati finanziamenti e bandite delle gare per appaltare i lavori ad opera del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Sulle carenze igienico-sanitarie e strutturali, si citano anche le ordinanze del magistrato di sorveglianza sulla condizione “degradante” dei detenuti, mentre sulla rivolta vengono riportare le parole della relazione del provveditore regionale, che dopo gli incendi nelle celle e la devastazione degli ambienti interni aveva disposto il trasferimento dei 78 più facinorosi e la riallocazione nella struttura di altri 9: “Alla data del 23 luglio risultavano ubicati nelle medesime sezioni, nonostante i solleciti, ancora 52 detenuti”.
Il provvedimento del Dap verte poi sull’area contabile e sul “comportamento inadeguato” di Tuoni durante le ispezioni. Sul primo punto, viene contestata un’irrisoria differenza negativa della situazione di diritto e quella di fatto della cassa, con un ammanco di 108 euro, le modalità di maneggio di denaro e l’irregolarità della concessione degli alloggi demaniali. Per il secondo punto, invece, a Tuoni viene rinfacciato l’atteggiamento di indifferenza e irritazione durante le ispezioni e il non aver salutato i membri della commissione prima di lasciare il carcere. Insomma, è guerra aperta, e ogni scusa è buona per colpire l’avversaria.