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di Tommaso Giani

Corriere Fiorentino, 8 febbraio 2024

C’è un pulmino da nove posti che ogni giorno sfreccia per Fucecchio scarrozzando gratuitamente bambini, anziani, ragazzi disabili. Dalle elementari ai doposcuola, dalle abitazioni ai centri diurni: andata e ritorno. Sulle fiancate del minivan campeggia la scritta “Semplicemente”, che è il nome dell’associazione di volontariato che - in collaborazione con il Comune - si occupa di questi trasporti sociali. Alla guida del pulmino c’è il mio amico Fabrizio, un sessantenne fucecchiese doc che potrebbe essere la pubblicità fatta persona del reddito di cittadinanza. Fabrizio che fino a dieci anni fa aveva vissuto di espedienti, senza diploma, senza un lavoro fisso, con alle spalle stranissimi commerci tra Italia e Romania e più di una fermata dietro le sbarre del carcere.

Fabrizio che però a un certo punto decise di darci un taglio e di smetterla di commettere reati, a costo di vivere da senza tetto. “La nascita della mia nipotina mi ha dato la forza. Dovevo farlo per lei. Volevo essere un nonno presente, affettuoso e senza niente da nascondere”. Un nonno però, si diceva, che non aveva soldi in tasca. Dopo il carcere per Fabrizio niente lavoro, niente guadagni facili e quindi niente casa. “Per 6 anni ho vissuto al dormitorio di Santa Croce sull’Arno”. Ed è proprio lì che io e Fabrizio ci siamo ritrovati compagni di camera e siamo diventati amici. “Nei primi anni di dormitorio facevo una vitaccia. Un solo pasto al giorno, la sera, con le poche scatolette che gli operatori del centro notturno potevano regalarmi. Però ho tenuto duro, e poi a un certo punto è arrivato il governo Conte”.

Il reddito di cittadinanza, che in alcuni casi è stato certamente fonte di abusi e di sprechi di denaro pubblico, per il mio amico Fabrizio è stato la chiave del riscatto. “Quei 500 euro al mese mi hanno permesso e ancora mi permettono di mangiare alla Coop, di comprarmi qualcosa per cena, di avere qualche soldo in tasca per portare a giro i miei nipoti”. Che nel frattempo, appunto, sono diventati due. “E poi grazie al reddito è migliorato anche il mio rapporto con le assistenti sociali del Comune di Fucecchio. Le pratiche per i vari rinnovi del reddito mi hanno portato ad avere colloqui più regolari con loro, e i servizi mi hanno aiutato a fare la domanda per la casa popolare dove vivo tuttora”. Le difficoltà per Fabrizio non sono finite: altri problemi si sono presentati, anche nell’ultimo anno, ma grazie al sussidio e alla bravura delle assistenti sociali questi problemi si sono rivelati - con il senno di poi - dei presupposti per ulteriori passi in avanti.

“L’anno scorso è accaduto che una mia vecchia amicizia dei tempi in cui ancora non avevo messo la testa apposto mi si è ritorta contro. Una condanna arrivata per un fatto accaduto 11 anni fa. Per fortuna non si trattava di tornare in carcere, ma di effettuare lavori socialmente utili in accordo con il giudice. Sono andato dall’assistente sociale per trovare un’attività da fare qui sul territorio, e a quel punto è saltata fuori la possibilità di lavorare con Semplicemente. Davvero è il caso di dire che non tutti i mali vengono per nuocere”.

Già, perché grazie a questa condanna veniale da scontare Fabrizio ha conosciuto non un’associazione, ma una nuova famiglia. “Ho cominciato a fare volontariato in un capannone dove Semplicemente raccoglie un sacco di oggetti usati, dai vestiti agli accessori per la casa ai mobili, per poi regalarli alle persone mandate dai servizi sociali. E poi ho ricevuto l’incarico di fare l’autista dei bambini delle elementari e dei ragazzi disabili.

Continuo a prendere il reddito di cittadinanza, che per fortuna per me non è diminuito anche se col nuovo governo ha cambiato nome. Ma non mi sento di rubare dei soldi allo Stato italiano, perché con queste mie giornate al magazzino dell’usato e al volante del pulmino faccio tante cose per gli altri. I miei nipotini si divertono un sacco a passare qualche pomeriggio con me al magazzino, mettendo etichette e facendo l’inventario delle cose più diverse e più strane. Per loro è come entrare in un negozio magico. E io mi sento felice”.