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di Daniela Fassini

Avvenire, 14 febbraio 2024

L’ordinanza dell’ufficio di sorveglianza del capoluogo toscano: dieci mesi in meno. Scatta l’effetto domino: già in 200 pronti a fare ricorso. L’uomo, di origini sudamericane, “ha subìto per otto anni” condizioni degradanti I sindacati: così il 70% degli istituti di pena italiani Dieci mesi in meno dietro le sbarre: è lo “sconto di pena” riconosciuto al detenuto per condizioni “inumane” in carcere. L’ordinanza dell’ufficio di sorveglianza di Firenze è destinata a creare un “precedente pesante”.

Perché sono tanti in Italia a subire la stessa condizione del detenuto che ha ottenuto uno sconto di pena di dieci mesi - precisamente 312 giorni - vincendo un ricorso. Per il magistrato l’uomo, di origini sudamericane, ha infatti subito per otto anni condizioni di detenzione tali da costituire “un trattamento inumano e degradante” a causa delle pessime condizioni della casa circondariale. A disporre la misura e accogliere il ricorso è stato l’ufficio di sorveglianza di Firenze con un’ordinanza, che ha riconosciuto le sue motivazioni ai sensi dell’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.

“L’ordinanza dell’ufficio di sorveglianza che prevede lo sconto di pena per il detenuto a causa delle pessime condizioni del carcere crea ora un precedente pesante - dichiara il segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp), Leo Beneduci - Dalle nostre informazioni altri duecento detenuti nel carcere di Firenze-Sollicciano vogliono fare lo stesso tipo di ricorso, sicuri di vincerlo a questo punto”.

Per il sindacalista in questo caso si tratterebbe di detenuti che verrebbero “restituiti alla libertà con larghissimo anticipo ed appare inutile sottolineare come ciò mini alle fondamenta i presupposti dell’emenda e del recupero sociale delle pene da scontarsi nell’attuale ed ormai inadeguato sistema penitenziario italiano, oltre a costituire un grave problema in termini di ordine pubblico”. Secondo Beneduci inoltre, si tratterebbe dell’”unico caso al mondo dove lo Stato, a causa delle reiterate e gravi inefficienze dei propri apparati ed in primo luogo dell’amministrazione penitenziaria centrale, risarcisce i detenuti attraverso sconti di pena di tale entità e, oltre alla beffa inaccettabile nei confronti delle vittime di quei reati su cui verrebbe calato un improvviso colpo di spugna”.

E in poco tempo è partito l’effetto domino. Così oltre duecento reclusi nell’istituto di Sollicciano, che da anni secondo le denunce di enti sindacati e associazioni versa in condizioni fatiscenti, hanno fatto lo stesso ricorso. La maggior parte di questi ha attivato una causa collettiva con l’associazione L’altro Diritto mentre altri la faranno singolarmente con i propri legali. Tra questi c’è l’avvocato Elisa Baldocci, che ha assistito il detenuto sudamericano: “in tanti qui vincono questo tipo di ricorsi, ma nel caso specifico lo sconto di pena è notevole per il fatto che quell’uomo era stato recluso in quel carcere per diverso tempo, dal 2014 al 2022”.

Anni in cui la detenzione è stata “ particolarmente gravosa se non, in casi sempre più frequenti, contraria ai principi di umanità della pena”, spiega il magistrato di sorveglianza nella sua ordinanza, che fa riferimento “alle generali condizioni del carcere di Sollicciano, notoriamente critiche”: ad esempio i problemi igienico sanitari, con le “sistematiche infiltrazioni di acqua” riscontrate dallo stesso giudice, il quale ha anche constatato “l’invasione di insetti” con morsi e punture ai detenuti.

Tutto ciò nonostante la stessa direzione del carcere avesse effettuato, evidentemente invano, degli interventi di disinfestazione. Ora ai ricorsi partiti potrebbero presto “associarsi quelli di altre centinaia se non migliaia di detenuti, tenuto conto della fatiscenza e dell’incuria di almeno il 70% delle carceri italiane”, avverte ancora Beneduci, per il quale “lo Stato, a causa delle reiterate e gravi inefficienze dei propri apparati, risarcisce i detenuti attraverso sconti di pena di grossa entità, oltre alla beffa inaccettabile nei confronti delle vittime di quei reati”.