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di Stefano Brogioni

La Nazione, 9 marzo 2024

Complicazioni nella gravidanza dietro le sbarre: la ventiseienne tunisina ha dovuto sottoporsi a un intervento di interruzione. La piccola Angela tenuta in grembo per 4 mesi. Il legale: “Chieste le cartelle cliniche”. Boschra, la tunisina che dopo il suo ingresso a Sollicciano ha scoperto di essere incinta, ha perso sua figlia. Sono sorte complicazioni nel corso della gravidanza e ieri la donna, 26 anni, all’ospedale di Torregalli si è sottoposta a un intervento di interruzione della gravidanza. Forse non è colpa di nessuno, ma è una sconfitta per tutti. Il suo legale, l’avvocato Sabrina Del Fio, non ci sta: “In questo otto marzo anche nascere è diventato un diritto per pochi - dichiara -. Ho fatto richiesta delle cartelle cliniche, vogliamo capire cos’è successo”.

Nei primi giorni di marzo, Boschra ha cominciato ad avvertire i primi problemi. All’ospedale hanno visto una rottura nella placenta. La situazione è andata via via aggravandosi. Giovedì scorso, è stata riscontrata anche una perdita di liquido amniotico. Al suo legale, ieri, la tunisina, con il morale a terra, ha parlato anche di un’infezione vaginale. Sempre nei giorni scorsi i sanitari avevano informato la detenuta dei seri rischi che stava correndo il feto. La donna, a malincuore, avrebbe preso la decisione di interrompere la gravidanza. Si poteva evitare questo dramma? È la risposta che rimbomba nella testa di Boschra, dimessa ieri all’ora di pranzo da Torregalli e adesso di nuovo nella sezione femminile del penitenziario.

Boschra è stata arrestata a novembre dell’anno scorso. È stata trovata in viale Europa con una valigia piena di droga. Una settimana dopo il suo ingresso in carcere, dai valori delle Beta affiorati in un esame, ha scoperto di essere incinta. È così cominciato un tortuoso percorso per cercare una custodia cautelare alternativa alla cella. Ma tra ostacoli e dinieghi, Boschra è sempre rimasta dentro. A fine gennaio, l’avvocato Del Fio era riuscita a trovare una collocazione per porla agli arresti domiciliari. Un primo controllo della polizia presso l’abitazione aveva fatto fare retromarcia al giudice: a quell’indirizzo risultava domiciliato un’altra persona con precedenti per droga.

Nel frattempo, Boschra si era lamentata anche con le assistenti sociali di quanto fosse difficile far convivere gravidanza e detenzione. Quando il nostro giornale parlò di questa situazione, la Asl rispose con una lunga precisazione che smentiva la carenza di assistenza e puntava il dito anche sull’atteggiamento poco collaborativo della donna, che “più volte si è rifiutata di sottoporsi alle visite per poi cambiare idea”. Fatto sta che Sollicciano, il carcere di cui si parla spesso per le sue condizioni poco umane, ha fatto un’altra vittima. Di appena quattro mesi.