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di Jacopo Storni

Corriere Fiorentino, 8 febbraio 2024

Causa collettiva dei detenuti seguita dall’associazione Altro Diritto. Obiettivo: sconto di pena. Un ricorso collettivo di 200 detenuti per ottenere uno sconto di pena (o magari un trasferimento) per le condizioni estremamente fatiscenti del carcere di Sollicciano. È l’iniziativa a cui sta lavorando l’associazione di giuristi L’Altro Diritto all’indomani dello sconto di pena di 312 giorni concesso dal Tribunale a un detenuto sudamericano per le condizioni “disumane e degradanti” del penitenziario fiorentino. Ormai da una decina di giorni, i volontari dell’associazione hanno cominciato un lavoro a tappeto dentro Sollicciano per seguire i ricorsi di circa 200 detenuti, quelli cioè che si trovano nelle quattro sezioni penali che hanno condizioni pressoché identiche a quelle dove era ospitato il recluso che ha vinto il ricorso e dove vivevano altri sette reclusi che, pochi giorni fa, hanno vinto lo stesso tipo di ricorso con sconti di pena di qualche decina di giorni. Non tutti i reclusi potrebbero accettare di fare ricorso, magari per la paura di essere trasferiti in carceri molto lontani dalle loro famiglie, ma è lecito pensare che molti di loro seguiranno l’iter giudiziario proposto dall’associazione.

A illustrare l’iniziativa è Emilio Santoro, presidente del comitato scientifico de L’Altro diritto, secondo cui l’atteggiamento dell’amministrazione penitenziaria “sfiora la tortura”. Nei giorni scorsi, sulle pagine social dell’associazione, sono stati associati i titoli di giornali relativi a Sollicciano a quelli relativi a Ilaria Salis, la ragazza italiana arrestata in Ungheria: “I titoli sono pressoché identici - dice Santoro - e in entrambi i casi si parla di cimici, topi, condizioni fatiscenti”. Condizioni che l’amministrazione penitenziaria conosce bene visto che, aggiunge Santoro, “non ha mai impugnato nessuno dei ricorsi presentati dai detenuti per ottenere sconti di pena”. Di fatto, continua, “l’amministrazione sa tutto, ma continua a far finta di niente, e quindi così il suo atteggiamento diventa doloso, impressionante e incomprensibile, un atteggiamento che sembra di rassegnazione come se a Sollicciano non ci fosse ormai più niente da fare per offrire ai detenuti un trattamento che non sia disumano e degradante, un trattamento espressamente vietato dalla Convenzione europea sui diritti dell’uomo”.

Un’iniziativa, quella de L’Altro Diritto, che nasce con l’intento di dare una risposta corale ai problemi atavici di Sollicciano: “Se ogni detenuto presentasse un ricorso singolarmente, e quindi di fatto andasse per conto suo, il rischio è che i ricorsi diventino un giochino da scacchiera, e ogni volta si pensa a una soluzione soltanto per quel detenuto, magari spostandolo di sezione e disinfestando la sua cella per poi riassegnargliela. Ma se i ricorsi vengono presentati collettivamente, allora il valore dei reclami assume una valenza diversa”.

A incidere sulle condizioni drammatiche di Sollicciano, permane il solito problema strutturale che rende le celle anguste, umide, piene di infiltrazioni, fredde d’inverno e calde d’estate, tutto questo a fronte di lavori di ristrutturazione per 7 milioni annunciati dal ministero ma attualmente bloccati. Ma perché i lavori sono fermi? Abbiamo provato a chiederlo al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, che dipende dal ministero della giustizia, ma non è arrivata nessuna risposta. Persiste poi il problema del sovraffollamento, seppur in misura minore rispetto a qualche anno fa: sono circa 600 gli ospiti di Sollicciano a fronte di una capienza regolamentare di poco meno di 500. E poi gli agenti: attualmente ce ne sono 466, a fronte di un numero previsto di 561.

Numeri e carenze preoccupanti che si aggiungono a quelli rilevati dalla Corte d’Appello nella sua relazione: un episodio di autolesionismo ogni settimana, 44 tentativi di suicidio in un anno, uno sciopero della fame ogni tre giorni, elevata percentuale di stranieri (64%, la più elevata d’Italia), 50 aggressioni agli agenti penitenziari (l’ultima pochi giorni fa nel corso della rissa tra detenuti, in seguito alla quale otto poliziotti sono finiti al pronto soccorso). E proprio in merito alla rissa di lunedì sera, nei prossimi giorni sei reclusi che hanno originato i tafferugli saranno trasferiti da Sollicciano, con l’intento di alleggerire le tensioni che si sono create e che, a detta degli agenti, restano tutt’ora molto pesanti.