sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Chiara Vignolini

Il Tirreno, 26 agosto 2022

Circa una settimana fa il sindaco Dario Nardella si è recato nel carcere di Sollicciano per stabilire se fosse necessario ricostruire completamente la struttura o se si potesse salvare qualcosa. È stato definito il carcere peggiore d’Italia, quello di Sollicciano, al pari di altre realtà come Poggioreale a Napoli o la casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.

I motivi di questo titolo sono gli stessi: suicidi, soprattutto tra i detenuti più giovani, sovraffollamento, scarsa igiene, carenza di agenti e creazioni di organizzazioni criminali interne. Ed è proprio da Sollicciano che ieri è partito lo sciopero della fame organizzato dal segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Spp Aldo Di Giacomo, che spiega la sua protesta: “Sensibilizzare le istituzioni e il mondo della politica sul mondo carcerario - ha detto - è quello che cerco di fare con questo sciopero. Mai come negli ultimi venti anni la situazione è stata così drammatica, ad oggi abbiamo cinquantaquattro detenuti che si sono suicidati. Si tratta del massimo storico in ventisette anni. Un dato importante è che sono tutti giovanissimi e sono detenuti che hanno commesso reati non associativi, non gravi, soggetti fragili che avevano bisogno dell’aiuto dello Stato. Un aiuto che non si è visto, ancora una volta lo Stato non è riuscito a garantire la sopravvivenza di queste persone”.

Tra le varie problematiche al centro della protesta è importante sottolinearne una. All’interno degli istituti penitenziari esistono categorie di detenuti ben precise che comprendono anche gli alcoldipendenti, i tossicodipendenti e i malati psichiatrici: “Queste persone dovrebbero essere trasferite in centri appositi per permettere loro di essere curati e di ritrovare un posto all’interno della società. Purtroppo, invece, vengono usati dalle associazioni criminali per creare disagi all’interno delle carceri - commenta Di Giacomo - ogni anno vengono trovati grandi quantità di droga, chili di cocaina e molti cellulari con cui i detenuti comunicano con l’esterno”.

È dunque importante sensibilizzare il mondo delle istituzioni e della politica su questi temi per proporre al più presto dei rimedi: “Le soluzioni ci sono e sono molteplici: prima di tutto è opportuno creare una differenziazione tra le varie categorie di detenuti. La chiusura degli ospedali psichiatrici è stata un errore, soprattutto perché non sono state date delle alternative da parte dello Stato. Inoltre, è necessario procedere con un potenziamento degli organici. Servono educatori, mediatori culturali e operatori sanitari. È impensabile che lo psichiatra, qua a Sollicciano, si presenti solo una volta a settimana - afferma Di Giacomo - il carcere deve essere un luogo in cui rieducare la persona e non dove iniziare una nuova attività criminale. Come ultima soluzione è fondamentale ricostruire le strutture carcerarie per ridare dignità alla pena e ai lavoratori”.

Circa una settimana fa il sindaco Dario Nardella si è recato nel carcere di Sollicciano per stabilire se fosse necessario ricostruire completamente la struttura o se si potesse salvare qualcosa. Lo scorso 4 agosto Il Tirreno aveva fatto presente le tragiche condizioni di degrado dell’istituto penitenziario: infiltrazioni d’acqua, temperature asfissianti, muffa, condense, distacchi d’intonaco, cimici e calcinacci. Sono solo alcuni dei problemi strutturali e igienici emersi dalla ricognizione all’interno dell’edificio.