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di Pietro Mecarozzi

La Nazione, 28 gennaio 2024

Caldo, insetti, lavori a metà: tutti i mali di Sollicciano. Sei detenuti su 10 sono stranieri: record in Italia. Le cimici che morsicano la pelle dei detenuti, i topi, le infiltrazioni, il caldo che rende l’aria irrespirabile d’estate, dentro Sollicciano. Condizioni che, constata il presidente del tribunale di sorveglianza, Marcello Bortolato, nella sua relazione 2024, rendono “la detenzione nel carcere cittadino particolarmente gravosa se non, in casi sempre più frequenti, contraria ai principi di umanità della pena per i condannati e dell’esecuzione delle misure cautelari per gli imputati”.

Anno (giudiziario e non) che passa, ma le soluzioni per Sollicciano restano sempre un miraggio. Nonostante lavori appaltati per undici milioni di euro, restano da fare forse i principali interventi che consentirebbero al penitenziario di assumere sembianze più accoglienti: le facciate ventilate, necessarie per abbattere l’afa insopportabile, e i lavori all’impianto della acqua calda che permetterebbe l’installazione di una doccia in ogni stanza del maschile. Sollicciano, il più grande carcere della regione, resta così afflitto dai suoi problemi congeniti, che inevitabilmente si riflettono sulla vita carceraria. Dei sei detenuti che si sono tolti la vita nel periodo osservato dalle relazioni (1 luglio 2022 - 30 giugno 2023), quattro erano ospiti della casa circondariale fiorentina. “Luci e molte ombre”, ha sintetizzato il procuratore generale Ettore Squillace Greco dedicando una buona parte del suo intervento alla situazione carceraria. E le luci stanno sul dato delle presenze: Sollicciano non è più affollato come un tempo e ora la popolazione reclusa è calata sensibilmente: erano 585 l’anno scorso, ora sono 450.

Di questi, 302 detenuti, pari al 63,8%, sono stranieri: è il dato più alto in tutta Italia. Il gruppo più rappresentato è il Marocco e a seguire Romania, Tunisia e Albania. Le donne sono invece 46. Un alleggerimento che è forse figlio della crescita delle misure alternative e che potrebbe trovare ulteriore respiro nelle “case per la semilibertà”, che, sottolinea Bortolato, “pur previste dalla normativa vigente, non sono mai state realizzate in Italia, e di cui la Toscana potrebbe rappresentare il primo esperimento”.