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di Francesco De Felice

Il Dubbio, 19 marzo 2024

Dieci agenti della Polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Foggia, sono finiti ai domiciliari nell’ambito delle indagini su un pestaggio nei confronti di due detenuti, che sarebbe avvenuto l’11 agosto 2023 nel penitenziario dauno. Le telecamere del carcere hanno anche ripreso le torture subite da uno dei due detenuti. I reati contestati nel provvedimento del gip sono, a vario titolo, tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, omissione di atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Le ordinanze sono state eseguite dai carabinieri di Foggia che hanno eseguito le indagini. Contestualmente all’aggressione i due detenuti sarebbero stati inoltre arbitrariamente sottoposti a misure di rigore non consentite.

Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, chiede che si “accertino le responsabilità”. Ma aggiunge: “Si tratta dell’ennesimo caso emerso nelle cronache da quando, nel 2017, è stata approvata la legge che punisce i torturatori. Una legge che ha aiutato a superare quel clima di impunità che, troppo spesso, si registrava. Sono diversi gli agenti penitenziari in questo momento indagati, imputati o già condannati nei primi gradi di giudizio per tortura. Se ci fosse una modifica dell’attuale legge, come il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato e ribadito essere nelle sue intenzioni e in quelle del governo, tutte queste indagini e processi potrebbero saltare. Per questo difenderemo strenuamente l’attuale impianto normativo - prosegue -. Questi casi si inseriscono in un clima che, in alcune carceri, è sempre più teso a causa della crescita del sovraffollamento e una popolazione detenuta che nel tempo sta cambiando sempre di più e richiede una gestione che gli operatori, a causa dell’assenza di aggiornamento professionale e del loro ridotto numero, non riescono a garantire. Per questo crediamo che il governo dovrebbe impegnarsi urgentemente su questi fronti. Le inchieste nulla tolgono all’impegno di quei tanti operatori penitenziari che si muovono nel solco della legalità e che avrebbero bisogno di una mano per continuare a farlo”.

E Ilaria Cucchi, senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra, in una nota sottolinea: “Atti falsi, minacce e promesse di ritorsione. Gli anni passano ma la cultura ed i metodi restano sempre gli stessi. E sempre ai danni dei più deboli. Ma anche ai danni della Polizia penitenziaria. La storia terribile dei dieci agenti della Polizia penitenziaria, accusati di tortura per le violenze contro due detenuti, sarebbe potuta rimanere, come tante altre, coperta dal silenzio. Dieci persone contro due detenuti inermi. I responsabili hanno creduto di poterla fare franca, forti del senso di impunità delle tante inchieste mai aperte. Invece no. Stavolta a Foggia i magistrati sono intenzionati ad andare fino in fondo nell’accertamento delle responsabilità rispetto a quanto sarebbe accaduto nel carcere. La legge è uguale per tutti. Se mai ce ne fosse bisogno, questa è l’ennesima dimostrazione dell’importanza di aver approvato nel 2017 una legge che punisce la tortura. Le tante inchieste e i tanti procedimenti in corso dimostrano come il reato di tortura sia necessario e non si può modificare. Il governo e la maggioranza di destra non pensino di toccare il reato di tortura che punisce gli abusi commessi dai pubblici ufficiali. Sarebbe una cosa gravissima che rischierebbe di ostacolare, se non bloccare, i tanti processi in corso”. Concetti ribaditi anche dal capogruppo di AVS nella commissione Giustizia della Camera Devis Dori: “Chiediamo di accertare subito le responsabilità dei gravi fatti avvenuti nel carcere di Foggia. Un fatto scioccante che fa tornare di attualità anche il tentativo del governo, confermato dal ministro Nordio, di rivedere l’attuale legge che punisce il reato di tortura che per noi di AVs non va toccata. Sarebbe un segnale devastante di impunità e tolleranza verso crimini insopportabili”.

Per Carla Giuliano del Movimento 5Stelle, componente della commissione Giustizia della Camera, “Quanto sarebbe accaduto nel carcere di Foggia è grave e inquietante, è indispensabile che si faccia piena chiarezza per accertare fatti e responsabilità, parliamo della violazione di diritti fondamentali della persona, che devono essere sempre sacri e intoccabili. Il carcere di Foggia è una realtà particolarmente critica, con una grave carenza di organico della Polizia Penitenziaria e con una tipologia di detenuti estremamente problematici, forse questa grave vicenda giudiziaria sarà utile per destare l’attenzione del governo, che fino a ora si è solo distinto per chiacchiere e per aver rivendicato gli investimenti in assunzioni fatti dai governi precedenti”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria: “Da donne e uomini dello Stato, riponiamo incondizionata fiducia negli inquirenti e auspichiamo che si faccia piena chiarezza sull’accaduto nel più breve tempo possibile, sperando peraltro che gli operatori coinvolti possano dimostrare la correttezza del loro operato. Al di là di quale sarà l’esito della vicenda penale, tuttavia, emergono ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e la persistente emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica” De Fazio aggiunge: “Accuse come quelle di Foggia vanificano il diuturno sacrificio e infangano la straordinaria professionalità di 36.000 donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che quotidianamente, in sottorganico di 18mila unità, fanno del loro meglio per tentare di garantire la sicurezza dentro e fuori le carceri e costituiscono al tempo stesso l’ultimo e talvolta l’unico baluardo di umanità negli infernali gironi penitenziari”.