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di Liana Milella

La Repubblica, 19 febbraio 2024

La riforma voluta dai berlusconiani procede a ritmo spedito. Il capogruppo in commissione vuole il via libera già in questa settimana. E può ottenerlo grazie ancora all’appoggio di Azione e Iv. Forza Italia gioca pesantemente la partita della giustizia. È noto che se il premierato tocca a Giorgia Meloni e l’Autonomia a Matteo Salvini, il campo della giustizia è quello dove gioca Forza Italia. Pesantemente. A poche ore dall’aver incassato il disegno di legge sul sequestro degli smartphone, riscritto e inasprito da Carlo Nordio, ma che rappresenta già di per sé una vittoria di Forza Italia perché il capogruppo al Senato Pier Antonio Zanettin lo aveva già proposto a luglio 2023 firmando un ddl assieme alla presidente della commissione Giulia Bongiorno. I due sono in ottimi rapporti, entrambi avvocati, s’intendono bene, e marciano spediti sulle riforme. A marcare la lentezza semmai è proprio Nordio. Tant’è che la settimana scorsa c’è stata più di una frizione sui decreti attuativi della legge Cartabia. Dove via Arenula ha fatto un grande pasticcio sui fuori ruolo, facendo innervosire pesantemente anche Enrico Costa di Azione che considera la riduzione del numero delle toghe (da 200 a 180) una sua materia prioritaria.

Ma veniamo alla novità di questa settimana. Perché la prescrizione, approvata a metà gennaio alla Camera, ignorando la richiesta delle Corti d’Appello di una norma transitoria rivolta al Guardasigilli e finita nel cestino, era rimasta in attesa del voto del Senato che la renderebbe definitiva. Ed ecco Zanettin chiedere già questa settimana si parli subito di prescrizione a palazzo Madama con l’obiettivo di approvare la legge proprio come uscita dalla Camera. E non ci sono dubbi che passerà perché anche in questo caso c’è “l’appoggio esterno” di Azione e Italia viva, che ormai sulla giustizia fanno asse comune con la maggioranza.

Una richiesta a cui si aggiunge quella che da giorni sollecita il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che a ogni intervento (lui frequenta molto le tv) insiste sulla separazione delle carriere, attualmente in prima commissione alla Camera, dopo le proposte parlamentari. È una legge costituzionale, più volte Nordio ha detto che se ne parlerà, per gli accordi politici, dopo il voto sul premierato, ma da Forza Italia sia Antonio Tajani che Sisto non fanno altro che fare pressioni proprio sulla separazione tra pm e giudici. Forza Italia vuole incassare almeno il voto alla Camera prima che si vada alle urne per l’europee. Lo dice Tajani, lo dice Sisto, perché quello era il grande progetto di Silvio Berlusconi, che l’ex premier non è riuscito a realizzare. Adesso questo governo deve farlo.

Ma torniamo alla prescrizione. La quarta modifica in soli cinque anni del sistema che regola la vita e la morte dei reati. L’aveva cambiata l’ex Guardasigilli Andrea Orlando nel 2017. L’ha ricambiata due anni dopo il suo successore Alfonso Bonafede. L’ha modificata ancora la ministra Marta Cartabia nel 2022. E gli uffici non ce la fanno più. Lo hanno detto chiaramente, in modo tecnico, e quindi non politico, i 26 presidenti delle Corti d’Appello, che a dicembre hanno scritto a Nordio chiedendogli una norma transitoria che consentisse alla prescrizione di non entrare subito in vigore e a tutti loro di portare avanti i processi in scadenza. Nordio non si è neppure preso la briga di chiamare in via Arenula questi presidenti per ascoltarli. Ha semplicemente ignorato la loro richiesta.

A metà gennaio, quando il testo è passato alla Camera in un solo pomeriggio di discussione, non più di tre ore di dibattito risicato, il danno è stato fatto. La proposta frutto di un accordo parlamentare - avevano presentato proposte di legge tutti i partiti, ma in particolare Costa di azione, che era anche il relatore, e Forza Italia con Pietro Pittalis - è stata avocata da Nordio che in mezza mattinata ha voluto metterci un cappello politico, appropriandosi del merito. L’opposizione ha votato contro. E giusto il giorno dopo al Csm c’è stato un dibattito infuocato, in cui a parlare di avventatezza è stata la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano. Un intervento molto lungo il suo, in cui ha detto chiaramente che cambiare di nuovo la prescrizione significa arrecare un pesante danno alla giustizia italiana, col rischio di far saltare gli impegni assunti sul Pnrr con l’Europa. Perché le scadenze previste e la riduzione del 25% dei processi penali, in questo modo, non potrà essere raggiunta, in quanto le Corti d’Appello sono in affanno, dovranno rifare tutti i conti processo per processo, addirittura reato per reato, perché ogni reato ha una sua prescrizione specifica.

Ma Forza Italia non si occupa di questo. Vuole incassare i suoi bonus per andare alle elezioni potendo dire di aver realizzato il programma sulla giustizia. E in effetti lo sta facendo. Già votata al Senato la soppressione dell’abuso d’ufficio, nonché la stretta sulle intercettazioni, nonché l’introduzione di un interrogatorio di garanzia per chi viene indagato. Adesso la prescrizione, e poi la promessa della separazione delle carriere, mentre Nordio preannuncia altri interventi stringenti sulle intercettazioni e sugli smartphone. Anche in questo caso, come ha detto su Repubblica Ezia Maccora, la vicecapo dei gip di Milano, non ci sono gip sufficienti per dare così rapidamente il via libera alle nuove regole sul sequestro degli smartphone. Sarà un grande pasticcio, si rischia la paralisi. Perché la tutela della privacy e il garantismo si fanno con i soldi, in base al vecchio proverbio che non si possono fare le nozze con i fichi secchi.