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di Giovanni M. Jacobazzi

Il Dubbio, 12 giugno 2023

Il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato, Pierantonio Zanettin, chiarisce: “Non abbiamo presentato alcun proposta in tal senso”. La riforma del reato di tortura non è in calendario. Lo hanno fatto sapere ieri dalla maggioranza. “Non abbiamo presentato alcun proposta in tal senso”, afferma il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato Pierantonio Zanettin. “Riteniamo, peraltro, sconsigliabile un simile intervento normativo all’indomani dell’indagine di Verona su cui restiamo garantisti come sempre, senza posizioni “a pendolo” a seconda dei casi”, aggiunge Zanettin.

La proposta di legge per abrogare gli articoli 613- bis (Tortura) e 613- ter (Istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura) era stata presentata nelle scorse settimane da Fratelli d’Italia. La norma, introdotta nel 2017, punisce chi “con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minorata difesa”.

La pena è della reclusione da quattro a dieci anni se il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. Se i fatti sono commessi da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio, la pena è della reclusione da cinque a dodici anni.

La modifica prevederebbe la sanzione solo se il fatto è stato commesso “infliggendo a una persona dolore o sofferenze acuti, fisici o psichici, al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni”, punendola “per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso”, intimidendola o esercitando “pressioni su di lei o su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico”.

Una riscrittura che limiterebbe molto l’attuale fattispecie, mettendo al riparo il personale delle forze di polizia impiegato, ad esempio, in attività di ordine pubblico dove i “contrasti fisici” sono inevitabili. “Io penso che il reato di tortura andrebbe meglio circoscritto, probabilmente così eviteremmo che la Cassazione debba poi continuamente correggere una sentenza”, era stato il commento di Tommaso Foti, capogruppo di Fd’I alla Camera.