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di Liana Milella

La Repubblica, 29 giugno 2024

“Non possiamo far finta di nulla rispetto allo spaventoso aumento dei suicidi” dice il vicepresidente berlusconiano della commissione Giustizia Pietro Pittalis che annuncia il voto a favore del suo gruppo quando il 17 luglio la proposta andrà in aula. Quarantasette suicidi dall’inizio dell’anno. L’ultimo giovedì notte. Un egiziano di 47 anni si uccide a Genova. Il giorno prima un uomo di 46 anni a Caltanissetta. E quello precedente ha chiuso con la vita, sempre al Marassi di Genova, un trentenne. Le mail di Gennarino De Fazio, il segretario della Uilpa, la Uil dei penitenziari, consegnano alla cronaca un incredibile libro nero.

E allora Forza Italia rompe gli indugi e con Pietro Pittalis, il vice presidente della commissione Giustizia della Camera, annuncia a Repubblica il sì del suo partito alla “liberazione anticipata speciale” lanciata un anno fa da Roberto Giachetti di Italia viva e sottoscritta dalla presidente di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini che riprenderà lo sciopero della fame e della sete il 17 luglio quando la Giachetti tornerà in aula alla Camera.

Il passo di Pittalis è destinato a cambiare la partita sulla “liberazione anticipata speciale”, 75 o almeno 60 giorni di sconto di pena ogni sei mesi, anziché gli attuali 45, con il via libera del magistrato di sorveglianza per chi ha dimostrato una buona condotta e un serio ravvedimento. Proposta che vede contrario il Guardasigilli Carlo Nordio. Ma quello di Pittalis non è solo un annuncio politico, ma si sostanzia anche in una serie di emendamenti che a nome del suo partito ha già depositato in aula, e che dimostrano la precisa volontà di non buttare la Giachetti nel dimenticatoio. Perché, come dice Pittalis, “dobbiamo aprire subito un focus sulle carceri, non possiamo più assistere al dramma dei suicidi che proseguono con un ritmo spaventoso, girando la testa dall’altra parte, e facendo finta che il problema non esiste. Invece siamo testimoni di un sovraffollamento inaccettabile, ce l’abbiamo sotto i nostri occhi. Non possiamo più stare a guardare perché servono risposte immediate”.

Pittalis lascia intendere che le indiscrezioni trapelate finora sul decreto carceri di Nordio non palesano quell’immediatezza d’intervento che invece l’attuale situazione carceraria richiede. Il ministro respinge l’aumento dei giorni per la liberazione anticipata e vorrebbe affidare solo al pm il compito di dare il via libera per i 45 giorni. L’altra ipotesi è quella di prevedere un maggior numero di cooperative in cui i detenuti giunti al fine pena possano scontare il periodo residuo. Ma è evidente che si tratta di una soluzione non immediata, mentre l’emergenza ci dice che i detenuti continuano a morire.

Per Pittalis invece “non c’è più un minuto da perdere”. Tant’è che da un lato cita la recentissima uscita di Marina Berlusconi sul fronte dei diritti, dall’altro richiama “lo spirito garantista che ha sempre contraddistinto l’azione di Forza Italia”. Per dire che “non possiamo stare a guardare l’elenco dei suicidi che ogni giorno diventa sempre più lungo”. Serve subito un’azione politica: “Sul tavolo c’è la proposta di Giachetti. Dobbiamo utilizzarla. Ovviamente con le dovute garanzie e gli accorgimenti necessari”. Tra questi, per esempio, c’è un netto no a un’applicazione generalizzata dei giorni in più. E via i reati gravi, come mafia e terrorismo, dall’elenco di chi ne può fruire. Cioè proprio l’obiezione più pesante che in aula a Montecitorio ha sollevato il gruppo di M5S.

Resta il problema politico. Perché la Lega ha chiuso la porta alla proposta Giachetti, e nessuna apertura esplicita è giunta da Fratelli d’Italia che col il sottosegretario Andrea Delmastro lavora soprattutto a rafforzare il fronte degli agenti penitenziari con nuove assunzioni, nonché con la squadretta di intervento rapido in caso di rivolte. Ma qui Pittalis invita i partner di governo a una riflessione: “Quindici giorni in più ogni sei mesi non sono assolutamente un ‘libera tutti’. Stiamo parlando di 4-5mila detenuti che hanno già scontato gran parte della pena, l’hanno fatto con la buona condotta, e hanno di fronte solo un residuo, una manciata di mesi. Non possiamo negar loro la parola garantista dello Stato”.