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di Zaira Mureddu

La Stampa, 1 maggio 2022

Mercoledì ai progetti-lavoro già avviati nel carcere si aggiungeranno anche quelli di panificazione e riparazione di giocattoli. I laboratori dove i detenuti a Fossano imparano a cucinare verdura e frutta coltivati a pochi chilometri di distanza e a lavorare la ceramica sono stati ricavati nell’ex falegnameria del carcere.

Profumo di peperoni al forno e verdure fresche, come nelle migliori cucine delle nonne. Che sia questo uno dei ricordi associabili ad un carcere è singolare, ma tant’è. In quella che fino a qualche anno fa era una vecchia falegnameria inutilizzata nella casa di reclusione di Fossano, dallo scorso anno è operativo un laboratorio di trasformazione di frutta e verdura coltivate a pochi chilometri di distanza. E da mercoledì (4 maggio) al profumo delle verdure si aggiungerà quello del pane. Nella stessa ex falegnameria, infatti, entrerà in funzione un piccolo laboratorio con forno per produrre pane da grano coltivato biologicamente.

È solo uno dei tre progetti lavorativi che verranno inaugurati in settimana fra le mura del carcere di Fossano, fiore all’occhiello del Distretto penitenziario ligure piemontese insieme a quello di Chiavari, fra gli “istituti a custodia attenuata per detenuti lavoranti”. Un artigiano panificatore sarà affiancato da un recluso che ha seguito un corso di formazione. La casa circondariale ha messo a disposizione i locali in comodato d’uso gratuito, i macchinari e la materia prima sono di MondoFood, che lo scorso anno aveva avviato un progetto analogo al Cerialdo di Cuneo in collaborazione con il Baladin. I locali sono stati messi a norma grazie all’impegno di tutti. Non c’è più nulla di quella vecchia falegnameria, se non le splendide volte a crociera.

I due laboratori si affacciano su uno dei tre cortili dell’antico convento trasformato in carcere; dall’altra parte ce ne sono altri due, che diventeranno operativi mercoledì con il panificio. Sono un laboratorio di riciclo e riassemblaggio di giocattoli ed uno di lavorazione della ceramica. Dietro le quinte c’è una cooperativa di Savigliano, la stessa che ha promosso il primo laboratorio di trasformazione della frutta. Come per il panificio, la struttura penitenziaria ha messo a disposizione i locali seguendo le norme in materia lavorativa, mentre arredi e macchinari sono della cooperativa.

I detenuti che seguiranno la produzione di ceramica in carcere hanno appena concluso il corso di formazione. “Ognuno di loro ha imparato a lavorare, impastare, modellare e decorare la creta, ma ha anche sviluppato capacità specifiche: c’è chi ha più talento nella decorazione, chi a plasmare le forme - dicono dalla cooperativa Perla che ha proposto il progetto -. La lavorazione della ceramica è un po’ come quella della terra: serve forza all’inizio, ma anche delicatezza nelle fasi successive. Ed ogni passaggio può avere una funzione terapeutica”.

I quattro laboratori produttivi sono un traguardo importante del lavoro avviato in seguito alla trasformazione dell’istituto nel 2014, ma le basi sono precedenti. Lo sanno bene la dirigente Assuntina Di Rienzo, il cui incarico affidatole nel 2019 è stato confermato nei giorni scorsi fino al 2025, e Antonella Aragno, funzionario giuridico pedagogico a Fossano da più di trent’anni. “Rieducare, a volte educare al lavoro - dicono -: questo è lo scopo dei progetti che si basano su una legge capace di agevolare le imprese che ne fanno parte”.

In carcere i corsi di “educazione” al lavoro sono realtà da tempo, come quello di carpenteria, i cui allievi hanno imparato a forgiare quasi tutto, dai mobili alle decorazioni. Arrivano dal laboratorio del carcere anche i vasi in ferro battuto collocati in via Roma, nel centro storico di Fossano.