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di Danilo Ceccarelli

La Stampa, 4 giugno 2023

L’obiettivo è liberare le strade in vista delle Olimpiadi nell’estate 2024. “Qui c’è l’uscita, l’entrata è più giù!”. Anche questo sabato, Hamid si sgola per far scorrere la fila che si è formata davanti al centro dove si distribuiscono pasti caldi a chi ne ha più bisogno. Un piccolo prefabbricato situato nel quartiere de La Villette, a Nord di Parigi. A due passi dal périphérique, l’anello autostradale che abbraccia la città, centinaia di persone in difficoltà attendono pazientemente il loro turno per entrare. Clochard, migranti e gente di tutte le età si ritrovano in una delle zone più difficili della città per mangiare. “Possono venire tutti, non chiediamo documenti o informazioni a nessuno”, spiega Perrine, volontaria per L’Un Est L’Autre (L’Uno è l’Altro, ndr), una delle tre associazioni che durante la settimana si occupano della distribuzione nello spazio di proprietà del comune. All’interno, una sorta di mensa, affollatissima e rumorosa. “Vengono tra le 600 e le 700 persone ogni volta”, dice la ragazza.

Qui sono in molti ad aver sentito parlare del progetto del governo, che in vista delle Olimpiadi di Parigi del prossimo anno vuole sgomberare l’Île-de-France dai senzatetto mandandoli in provincia. A metà marzo è stato chiesto alle prefetture di tutta la Francia di creare nuovi centri di “accoglienza temporanea regionali”, dove trasferire i senzatetto della regione parigina, in gran parte migranti, prima di ricollocarli nel “tipo di struttura che corrisponde alla loro situazione”. Del resto, lo stesso presidente Emmanuel Macron all’inizio del suo primo mandato aveva fissato l’obiettivo “Zero Sdf” (Senza domicilio fisso, ndr) nelle strade del Paese.

L’iniziativa ha sollevato un polverone. Le opposizioni di sinistra e diverse associazioni l’hanno giudicata disumana, denunciando un’operazione di facciata per rendere Parigi più attraente agli occhi di tutto il mondo una volta che si accenderanno i riflettori delle Olimpiadi. Il ministro delle Politiche abitative, Olivier Klein, garantisce che l’obiettivo è quello di smaltire il sovraffollamento nei centri della capitale e che la concomitanza con i Giochi è solo un caso. “La situazione è tesa: sulle 200mila persone accolte ogni sera ce ne sono 100mila nell’Île-de-France”, ha detto il ministro a Rmc, garantendo che ogni trasferimento avverrà su base volontaria. Molti dei posti a disposizione nella capitale si trovano all’interno di hotel, che vogliono liberare le loro stanze in vista dei 10 milioni di visitatori previsti per Parigi 2024.

La versione dell’esecutivo non sembra convincere nemmeno i diretti interessati. “Li vogliono cacciare lontano per nascondere la miseria!”, tuona Hervé. Lui la strada la conosce bene perché ci ha vissuto per sette mesi una ventina di anni fa dopo essersi separato dalla moglie. Oggi si è rifatto una vita e fa il volontario quando non lavora come netturbino. “Vogliono mostrare una Parigi senza problemi, ma non ci riusciranno perché non possono certo obbligare la gente ad andarsene”, spiega il 60enne in un momento di pausa, mentre Hamid accanto a lui continua ad urlare e a scherzare con la gente in fila. Tra di loro anche una donna anziana, che non vuole dire il suo nome. “Sono arrivata una quarantina anni fa dalla Jugoslavia, devo venire a mangiare qui perché non riesco ad avere la pensione”, racconta lasciando trapelare tutta la sua frustrazione, prima di commentare quanto sentito sul trasferimento dei clochard: “Quello che vogliono fare è terribile, rischiamo di far scoppiare il caos!”.

Ma l’argomento per qualcuno rappresenta l’ultimo dei problemi. Salah Edinne, ad esempio, di questa storia non ne sa nulla e non sembra preoccuparsene più di tanto. “I miei diritti sono stati calpestati”, afferma il 23enne marocchino, anche lui senza fissa dimora.

“Studiavo e in parallelo lavoravo al McDonald’s per mantenermi, ma non mi è stato rinnovato il permesso di soggiorno e ho dovuto mollare tutto”. Nel 2022, poi, ha anche avuto un figlio, che adesso non vede per dei “malintesi” con la compagna. Il suo sogno è lavorare come contabile, ma senza documenti è impossibile. “Questa situazione mi ha fatto cadere in depressione, non so quanto potrò tenere ancora”, dice mentre si alza le maniche per mostrare due vistose cicatrici sui polsi, segnali evidenti di un tentativo di suicidio. Intanto, Hamid saluta gli ultimi ospiti del centro che se ne vanno, dandogli appuntamento alla prossima distribuzione.