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di Concita De Gregorio

La Repubblica, 16 ottobre 2023

La Francia blocca le manifestazioni in sostegno della Palestina. Restringere le libertà è il pericolo che corre l’Occidente democratico. Divieto di manifestare in sostegno della Palestina, ha deciso il governo francese. Motivo: timore di disordini. Eccolo qui, il pericolo tremendo che sta correndo l’Occidente democratico.

Cosa fanno di diverso i regimi se non proibire comportamenti individuali e collettivi - siano togliersi il velo, esprimere la propria inclinazione sessuale, ascoltare una musica, dissentire dal potere, manifestare liberamente il proprio pensiero? Chi decide, e in base a che cosa, quali siano le cause giuste, i comportamenti individuali e collettivi ammessi? Il despota, certo, nelle dittature, facendo leva sulla paura. E nelle democrazie? Decidono i governi? O si può forse ancora dissentire dalle politiche dei governi medesimi? Non è forse questa la sostanza della differenza fra un Paese democratico e una satrapia religiosa, una dittatura militare o politica?

Proibire senza educare non è mai servito a niente. In nessun ambito: da quelli semplicissimi della vita quotidiana a quelli strutturali che sorreggono i sistemi. Si rovesciano, sovente, i sistemi. Si infrangono, se ingiusti, i divieti. Proibire e rinunciare a investire in conoscenza, in consapevolezza, è miope e inutile. È dannosissimo considerare superflui gli strumenti del sapere, non metterli a disposizione di tutti i cittadini fin dai primi anni di scuola. Non indicare il pericolo che si corre nell’ignoranza delle cose, sostituire la formazione col consenso, accontentarsene e pazienza se arriva da chi sa sempre meno di quasi tutto, basta che infine annuisca, voti, metta like. Proibire dopo. Agire a colpi di decreti fino a vietare di manifestare: come puoi pensare che basterà?

La guerra è contagiosa, come la rabbia di piazza. Guerra chiama guerra, rabbia chiama rabbia. La guerra di un momento dopo oscura quella di prima, ancora in corso. È molto chiaro: il sostegno degli Stati Uniti e dell’Occidente suo alleato allo Stato di Israele è prioritario, adesso, rispetto all’invio di armi e denaro all’Ucraina invasa da Putin. Le risorse non sono infinite, le emergenze prevalgono sulle permanenze. Dunque, nella foto più grande e per restare a questi soli due fronti: ce ne sono tante, di guerre dimenticate in corso, di rivoluzioni in atto, di dissidenti che vincono il Nobel assegnato dall’Occidente e restano nelle carceri dei loro Paesi in cui si uccidono i ragazzi per strada, ma restiamo a questi. Cosa ne sarà della guerra di prima, se distogliamo lo sguardo? Chi si avvantaggerà, nel conto generale, della nuova dislocazione di forze e di risorse? Cosa significa dunque per l’Occidente difendere le democrazie e gli invasi dagli invasori: cambia secondo il momento, secondo le convenienze, secondo il numero di morti, secondo gli interessi economici in gioco?

L’altro elemento di pericolo è l’inadeguatezza delle classi dirigenti a fronteggiare un’emergenza epocale come quella che stiamo vivendo. A partire dalla figura del presidente degli Stati Uniti, così debole persino in patria, fino ai populismi europei. La generazione dell’uno vale uno, dell’uomo/donna forte al comando - che sia qualcuno del popolo però - ha progressivamente spazzato via in Europa una storia di competenze, professionalità politiche e diplomatiche, di saperi specifici. Rottamati. La questione israelo-palestinese ha visto alla prova nei decenni generazioni di politici davvero più attrezzati ad affrontarla di profili del calibro di Luigi Di Maio, attuale rappresentante speciale della Unione europea per la regione dei Golfo. Sia detto con rispetto, con obiettività.

Le opinioni pubbliche che nei medesimi decenni hanno sostenuto questa o quella causa hanno avuto a disposizione strumenti di conoscenza, nel merito e nel metodo, assai diversi da quelli di cui la gran parte della popolazione può disporre oggi, in termini di informazione e formazione. Siamo tutti più poveri. Nessuno sposterà di un millimetro il pluridecennale conflitto a colpi di foto esibite su TikTok, di slogan associati alle foto di profilo.

Nessun divieto impedirà che qualcuno per strada accoltelli o spari e uccida qualcun altro. Conoscere la storia. Studiare e studiare ancora. Mettere in atto comportamenti individuali. Evitare di distogliere lo sguardo per anni da polveriere, combattere i terrorismi togliendo carburante ai terroristi, non acqua e luce ai civili. Nessuna mattanza si vendica con un’altra mattanza. Niente si vendica mai, lo dice la Storia. Sapere, conoscere. Solo quest’arma abbiamo. Provare ancora, sbagliare meglio.