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di Andrea Covre

rainews.it, 22 gennaio 2024

In questi giorni compie un anno il nuovo percorso specifico avviato nelle case circondariali di Trieste, Tolmezzo, Udine, Gorizia e Pordenone. Guardare al futuro e non al passato, ricostruire una vita proprio come indica la costituzione all'articolo 27: le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. È il principio-guida che ha portato la formazione al lavoro in carcere fornendo prospettive concrete di reintroduzione nella società. Le risorse del fondo sociale europeo sono veicolate dalla Regione. E proprio in questi giorni compie un anno il nuovo percorso specifico avviato nelle case circondariali di Trieste, Tolmezzo, Udine, Gorizia e Pordenone.

Rispetto al ciclo pluriennale precedente che dal 2015 al 2020 ha visto stanziati 4 milioni di euro, in un solo anno dal gennaio 2023 al gennaio 2024 le risorse messe a disposizione sono già oltre la metà: 2 milioni e 200 mila euro e i progetti proposti dalle case circondariali e dagli enti di formazione accreditati sono in continuo progresso. Anna Maria Bosco - direzione regionale Lavoro e Formazione: “Abbiamo finanziato 72 progetti. 315 sono i detenuti in formazione. Edilizia e ristorazione i settori più gettonati”. Settori che cercano persone da impiegare: il futuro insomma passa per il lavoro, ma non solo. Oltre a quelli per imparare un mestiere, ai detenuti vengono proposti anche corsi finalizzati al miglioramento delle relazioni sociali:

Bosco: “Questi corsi trasversali danno la possibilità di ambire non solo ad un inserimento lavorativo, ma anche a una buona inclusione sociale”. Dei 315 detenuti che partecipano ai corsi, 16 sono donne e le richieste di partecipazione non mancano. Altri corsi potranno essere attivati fino al 30 giugno e poi si apriranno nuovi programmi con nuovi finanziamenti.