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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 15 dicembre 2023

Per la prima volta nella storia giudiziaria italiana, una giovane irlandese imputata in Italia ha svolto la messa alla prova nel suo Paese d’origine. Questo evento senza precedenti è il risultato di una decisione pionieristica presa dal gip di Modena, su richiesta dell’avvocata Giulia Galvani. l’innovazione apre nuovi orizzonti per gli imputati che, pur essendo sotto processo in Italia, risiedono in paesi comunitari.

Il caso coinvolge una cittadina irlandese nata nel 2002, imputata per aver guidato un monopattino in stato di ebbrezza durante il progetto Erasmus in Italia. La richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova è stata avanzata durante le indagini preliminari per consentire alla giovane di completare i lavori di pubblica utilità prima della fine del progetto Erasmus. Tuttavia, a causa dei tempi lunghi per l’elaborazione del programma trattamentale da parte dell’Ente di esecuzione penale esterna, l’udienza è stata rinviata al rientro della ragazza in Irlanda.

La difesa ha cercato una soluzione che permettesse alla studentessa, iscritta all’ultimo anno di giurisprudenza, di svolgere la messa alla prova nel suo paese di origine.

Nonostante le complessità burocratiche e l’ipotesi iniziale della fattibilità del progetto oltre confine, l’Uepe ha comunicato che era necessario un intervento giudiziario e il riconoscimento da parte dello Stato estero. Il gip di Modena ha concesso numerosi rinvii, valutando la fattibilità del progetto anche in uno Stato estero, alla luce della Decisione Quadro Gai 2008/ 947 del Consiglio dell’Unione Europea. Ricordiamo che quest’ultimo è del novembre 2008 e si propone di promuovere la riabilitazione sociale delle persone condannate, migliorare la protezione delle vittime e del pubblico in generale, nonché facilitare l’applicazione di misure di sospensione condizionale e sanzioni socialmente utili per gli autori di reati che non risiedono nello Stato di condanna.

Ma ritorniamo al caso specifico. Con una decisione coraggiosa, visto il valido progetto che includeva il percorso di studi e il lavoro di pubblica utilità presso l’Irish Red Cross, avendo la ragazza già risarcito il danno cagionato in sede di incidente, il gip ha ammesso la messa alla prova in un diverso Stato dell’Unione Europea. A seguito dell’intervento dell’Ufficio di Cooperazione Internazionale e del positivo svolgimento del lavoro di pubblica utilità, nonché degli adempimenti prescritti e connessi, il gip ha dichiarato, con una sentenza emessa nei giorni scorsi, estinto il reato per esito positivo della messa alla prova. L’avvocata Galvani ha commentato a Il Dubbio: “Nonostante le complesse procedure burocratiche, questo è un grande passo avanti per la cooperazione giudiziaria tra gli Stati Membri dell’Unione Europea, al fine di garantire una piena fruizione di strumenti giudiziari omogenei o compatibili”.

La sua osservazione sottolinea l’importanza di questo progresso nell’armonizzazione delle pratiche giudiziarie tra nazioni, contribuendo a creare un sistema più coeso e adattabile alle sfide transnazionali. Questo caso costituisce un esempio tangibile di come il diritto e la giustizia possano evolversi per rispondere alle esigenze di una società sempre più interconnessa. La possibilità di svolgere la messa alla prova in un paese diverso da quello del reato offre una prospettiva nuova e promettente per la cooperazione legale transnazionale nell’Unione Europea, aprendo la strada a una maggiore armonizzazione delle pratiche giudiziarie.