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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 26 ottobre 2024

In un sistema penitenziario già al limite del collasso, la denuncia del Garante del Lazio Stefano Anastasìa sulle condizioni del carcere di Frosinone getta nuova luce sulla drammatica situazione delle carceri. La sesta sezione dell’istituto laziale versa in condizioni che definire critiche sarebbe un eufemismo: assenza totale di energia elettrica, finestre prive di vetri e 14 celle ancora operative dove i detenuti vivono al buio dalle ore notturne all’alba. Ma il caso di Frosinone, con i suoi 604 detenuti stipati in uno spazio previsto per 484 persone - un tasso di sovraffollamento del 125% - non è che la punta dell’iceberg di una crisi sistemica che investe il territorio nazionale.

I dati aggiornati al 21 ottobre 2024 dal Garante nazionale delle persone private della libertà dipingono un quadro allarmante: 61.998 detenuti presenti a fronte di soli 46.700 posti effettivamente disponibili, nonostante una capienza regolamentare teorica di 51.201 posti. Il sovraffollamento nazionale raggiunge così il 132,76%, con picchi preoccupanti in diverse regioni. La situazione più critica si registra nel carcere di Milano San Vittore, dove l’indice di sovraffollamento tocca il 223,21%, ma il problema è diffuso: ben 155 istituti su 190 (82%) superano la capienza consentita, e in 57 di questi la popolazione carceraria supera del 50% i limiti regolamentari. L’analisi regionale rivela disparità significative: la Puglia (168,57%), la Basilicata (154,61%), la Lombardia (153,33%), il Lazio (148,11%) e il Veneto (147,15%) mostrano le situazioni più critiche. Solo due regioni - Sardegna (97,84%) e Valle d’Aosta (77,71%) - si mantengono sotto la soglia regolamentare, ma il loro minor tasso di affollamento non può essere sfruttato per alleggerire altre strutture, data la necessità di mantenere i detenuti vicini ai propri nuclei familiari.

In questo contesto, il decreto carceri del ministro Nordio appare come una risposta largamente insufficiente all’emergenza in corso. Le misure adottate non hanno prodotto gli effetti sperati sul sovraffollamento, mentre le condizioni strutturali degli istituti continuano a deteriorarsi, come evidenziato dal caso di Frosinone. La situazione del carcere laziale è emblematica anche per un altro aspetto critico: su 268 ingressi nel primo semestre dell’anno, ben 150 detenuti sono stati trasferiti da altri istituti per ragioni di “ordine e sicurezza”, trasformando di fatto il trasferimento in una sanzione disciplinare che complica ulteriormente la gestione dell’istituto. In tutto questo rimane tuttora inevasa la proposta di legge avanzata da Roberto Giachetti di Italia Viva e Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino. Si chiede semplicemente la liberazione anticipata speciale, all’epoca varata dall’ex ministra Cancellieri e aveva funzionato nonostante le solite critiche non solo a destra, ma soprattutto da quei settori della magistratura vicini al movimento cinque stelle e parte del Pd.