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di Lara Neri

pamagazine.it, 2 giugno 2023

Fuga dall’ufficio per il processo. Come evidenziato dalla relazione del gocerno sull’attuazione del Pnrr, più di duemila addetti hanno rassegnato le dimissioni. Al punto che non è escluso un nuovo concorso per colmare il vuoto di organico che si è venuto a creare.

Al 31 dicembre dell’anno scorso risultavano assunti 11.017 dipendenti. A fronte di 2.286 dimissioni e delle nuove immissioni, al 30 aprile gli addetti dell’ufficio per il processo in servizio erano 9.165. Il ministero della Giustizia ha interamente destinato il contingente di personale assunto tramite concorso al rafforzamento e alla costituzione degli uffici per il processo presso i 169 uffici giudiziari coinvolti. Per quanto riguarda il contingente di personale tecnico, è stato destinato in gran parte ai medesimi uffici giudiziari (2.639 unità di personale tecnico in servizio al 31 dicembre 2022) e, in minor numero, ad altri uffici giudiziari (procure, procure generali e Direzione generale antimafia), per un totale in servizio al 31 dicembre 2022 di 3.173 unità di personale. Al 30 april, invece, risultavano in servizio 2.861 unità complessive di personale tecnico, a fronte di 3.238 immissioni e 377 dimissioni.

L’ufficio per il processo è strategico nell’ambito del Pnrr giustizia. Ma complici i contratti a tempo determinato e le retribuzioni poco competitve, migliaia di addetti hanno gettato la spugna. Sulla loro decisione ha pesato in molti casi anche la mancata valorizzazione delle loro competenze. Intanto i processi sono un po’ meno lumaca. Nel 2022 la loro durata si è ridotta rispetto al 2019 dell’11,8% nel civile e del 10% nel penale. L’analisi è stata svolta dal Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l’analisi statistica e le politiche di coesione e dalla Direzione generale di statistica e analisi organizzativa di via Arenula.

Gli impegni assunti con la Commissione europea prevedono, entro giugno 2026, una riduzione della durata dei processi del 40% nel civile e del 25% nel penale. Preoccupa invece il trend di smaltimento dell’arretrato civile: -9,3% in tribunale e -28,3% in corte di appello. L’Ue chiede una riduzione del 90% rispetto al dato del 2019 sia in tribunale che in corte di appello.

Per l’Associazione nazionale magistrati l’ufficio per il processo ha dimostrato di “agevolare l’accelerazione dei processi civili e penali nonostante le carenze di organico”, ma deve diventare “una struttura professionale stabile con profili di competenza e specifica professionalità all’interno degli uffici giudiziari”. Sempre l’Anm sottolinea che l’attuale assetto dell’ufficio per il processo, legato alla temporaneità dei suoi componenti, richiede per ogni magistrato un dispendioso e ripetuto sforzo di formazione e disincentiva, anziché incentivare, la permanenza e la crescita professionale degli addetti.