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di Claudia Fusani

Il Riformista, 16 dicembre 2023

Intervista all’ex sottosegretario alla presidenza nel governo Draghi ora consulente per la sicurezza del sindaco Sala.

Prefetto Gabrielli, perché il sindaco Sala l’ha chiamata al suo fianco a Milano?

“Ho lasciato anticipatamente l’amministrazione dell’Interno lo scorso luglio e la Sda Bocconi mi ha offerto un contratto triennale come Professor of practice in Public Management. Questo ha spostato i miei interessi sulla città di Milano e quando il sindaco Sala mi ha chiesto una mano sui temi della sicurezza e della coesione sociale ho accettato la sfida, non nascondendomi le difficoltà e le insidie. La anticipo: la consulenza è a titolo gratuito. Sono coinvolto in questi temi da quasi quarant’anni e cerco di dare una mano”.

Milano fa paura o sono le persone ad avere percezione della paura?

“Milano, rapportata a realtà del suo livello e della sua complessità, non vive una condizione di emergenza sotto il profilo della sicurezza. Lo ha detto, prima e più autorevolmente di me, l’attuale Ministro dell’Interno. Detto questo, visti gli standard cui sono abituati i milanesi e gli indubbi fenomeni di criminalità predatoria violenti, la città ha qualche problema. Non a caso il Sindaco, pur avendo sui temi della sicurezza un ruolo ancillare rispetto alle competenze statuali, ha intrapreso un ambizioso piano assunzionale di vigili urbani che, a regime, nel 2025 vedrà un aumento degli organici di 500 unità al netto del ripianamento del turnover”.

La maggioranza di destra che governa il paese sta mettendo sotto accusa i sindaci sui temi della sicurezza. O meglio, dell’insicurezza. Cosa possono fare i sindaci? In questo caso, cosa può fare Sala?

“Questo pressing sui sindaci è molto strumentale perché assistiamo ad una narrazione che attribuisce al sindaco ruoli e responsabilità che non ha e non può avere. Detto questo, e mi riferisco a Milano, quando il Procuratore della Repubblica Marcello Viola denuncia la mancanza di personale sia tra i magistrati (il 22%, ndr) che tra gli amministrativi (24%, con punte del 40% tra i dirigenti, ndr) fino ad ipotizzare la paralisi degli uffici; quando il carcere minorile, il Beccaria, ha 40 posti disponibili; quando, è successo di recente, su 13 direttissime ci sono state 13 scarcerazioni; quando questa è la situazione, come si fa a pretendere giustizia e sicurezza dal sindaco? Ripeto: sui temi della sicurezza il sindaco ha un ruolo ancillare”.

Tasso di propaganda altissimo?

“Sì, ed è un uso della sicurezza che ho sempre deprecato. La sicurezza oltre ad essere un diritto è un bene comune e come tale dovrebbe essere tenuto al riparo da un uso meramente propagandistico. Ma essendo così remunerativo sotto il profilo dell’acquisizione a buon mercato del consenso, molti vi indulgono”.

La Corte suprema di Tirana, su ricorso delle opposizioni politiche al premier Rama, ha congelato il Protocollo Italia-Albania sull’immigrazione. È un atto dovuto che non inficia l’iter dell’accordo?

“È stata riconosciuta la legittimità dei ricorsi presentati dalle opposizioni. Adesso la Corte si dovrà esprimere nel merito. Il Protocollo in sé ha un palese intento dissuasivo rispetto alla volontà di intraprendere un percorso migratorio verso l’Italia. Che è il mai sottaciuto obiettivo dell’attuale governo. La procedura seguita mi appare onerosa e complicata e nei fatti dubito che produrrà effetti significativi rispetto ai flussi in arrivo”.

Questo governo in tredici mesi ha firmato/approvato sei pacchetti sicurezza tra decreti e disegni di legge. Per restare ai più noti, il decreto rave, il decreto Cutro, il decreto Caivano, contro le baby gang, il disegno di legge sulle mamme zingare in carcere se sorprese a rubare. Si calcolano circa 15 reati in più. Più reati significa più sicurezza?

“Da tempo ho cessato di immaginare che la risposta penalistica ai problemi della sicurezza sia risolutiva. Il punto è che l’inasprimento delle pene o la previsione di nuovi reati impatterà su un sistema giudiziario e carcerario a dir poco in affanno. Volendo utilizzare un parallelo motoristico è come se in presenza di un motore ingolfato la soluzione fosse l’aumento degli ottani della benzina. Se prima non rendi funzionante il sistema/motore gli altri interventi sono inefficaci se non addirittura dannosi. Se non crei posti in carcere, un sistema di pene - non solo detentive - efficace, una giustizia che non sia una gogna mediatica e non abbia tempi biblici, tutto diventa abbastanza inutile. Pene più dure e nuovi reati intercettano un consenso nel breve periodo ma cambiano poco o nulla il reale stato delle cose”.

Fatti accaduti nelle ultime ore: un ragazzino di 15 anni preso a cazzotti per strada a Milano alle cinque del pomeriggio; a Caserta una ragazzina di 17 anni ha accoltellato una compagna di classe; a Cagliari un quindicenne ha reagito al bullismo di cui era vittima con il coltello. Coincidenze? Oppure?

“Innanzitutto sono episodi che nessun sistema di sicurezza per quanto performante può intercettare preventivamente. Purtroppo non sono coincidenze e mi viene da dire che si registrano meno casi di quanti se ne potrebbero verificare. C’è in giro una carica di aggressività soprattutto nelle fasce giovanili che le vicende pandemiche hanno sicuramente contribuito ad accrescere. In un tempo in cui imperano le “community social” avremmo bisogno di recuperare un diverso senso di comunità. La mamma del ragazzo milanese ha denunciato, giustamente, un clima di indifferenza in cui si è svolta la violenza che dovrebbe far riflettere tutti, istituzioni ma anche i cittadini”.

Dopo anni di “porti chiusi” (Salvini-Conte), “li rimpatrio tutti” (Salvini) e “muri navali” (Meloni) siamo arrivati a 155 mila sbarchi a fronte di 105 mila dell’anno scorso. L’obiettivo del governo era dimezzare gli arrivi, quindi una debacle. Cosa dovrebbe fare il governo? E cosa dovrebbe fare l’Europa?

“Al di là di facili polemiche, potremmo dire benvenuti nel mondo reale. Le questioni migratorie sono complesse E devono essere affrontate con il convinto sostegno dell’Europa. Stiamo andando finalmente in questa direzione. È necessario un approccio olistico a questo dossier. Da tempo sostengo la necessità di istituire un Ministero per le politiche migratorie che affronti in maniera unitaria flussi, rimpatri e integrazione”.

C’è molto rumore sulla condanna a 17 anni del gioielliere Roggero. Parliamo di legittima difesa. La norma va bene così com’è o va corretta?

“Credo si sia fatta, al solito, un po’ di confusione non sempre per nobili fini. Un conto è la legittima difesa un altro conto è farsi giustizia da soli. Nessuna riforma della norma potrebbe, nel nostro sistema, trovare una simile formulazione”.

D’accordo con la seconda pistola, privata e più maneggevole, al personale di polizia?

“Sì, e l’ho trovata una polemica surreale. Gli operatori delle forze di polizia statuali, già oggi, possono portarsi sempre al seguito l’arma. Io stesso, quando sono stato Capo della polizia e il terrorismo jihadista minacciava le nostre città, ho sollecitato che si portassero sempre l’arma. Spesso gli operatori si sono lamentati delle dimensioni dell’arma in dotazione. Da qui la richiesta di poter disporre di una personale e più maneggevole che comunque sarà tracciata al pari di tutti i cittadini”.

Lei è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Draghi e ha avuto la delega all’intelligence. Come stanno le nostre agenzie di sicurezza?

“Quando ero direttore del Sisde feci un’audizione in occasione della riforma dell’intelligence del 2007 in cui sostenni già allora la necessità del Servizio unico. Lo sono ancora di più dopo l’esperienza ultima di Sottosegretario. Ovviamente in un quadro di potenziamento dei controlli da parte dell’organo parlamentare”.

L’Ucraina deve entrare in Europa?

“Non sono mai stato fautore di un allargamento indiscriminato dell’Unione perché ne ho intravisto sempre i limiti e le contraddizioni. Mi verrebbe da dire cosa è rimasto oggi che siamo diventati 27 dello spirito originario? Al netto della particolare e tragica vicenda che sta riguardando l’Ucraina continuo ad essere di questo parere”.

Il 2024 sarà un anno molto intenso politicamente. Usa, Russia, Europa andranno al voto per rinnovare i propri rappresentanti. C’è il rischio di condizionamenti e alterazioni del voto tramite campagne web sui social?

“Temo proprio di sì. La storia recente ci fornisce innumerevoli esempi e gli interessi in gioco renderanno questa eventualità assolutamente probabile”.

Il presidente Macron sta lavorando all’ipotesi di portare Draghi alla guida dell’Europa perché, con tutto il rispetto per gli attuali leader, servirà uno standing speciale, più tecnico che politico, l’identikit di Draghi appunto, per fronteggiare il nuovo disordine mondiale. Cosa ha pensato quando ha letto queste ricostruzioni?

“Ho avuto il privilegio di apprezzare lo standing e la “sostanza” del Presidente Draghi per cui non posso che condividere le ragioni che stanno caldeggiando questa scelta. Sono più scettico che l’interessato possa accettare ma come si usa dire, mai dire mai”.