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di Corrado Zunino

La Repubblica, 30 ottobre 2023

Le guerre allontanano la scuola, e aiutano a mantenere bambini e adolescenti nell’ignoranza. Nella Striscia di Gaza, ma anche in Cisgiordania, da sabato 7 ottobre la scuola non esiste più per i giovani palestinesi, che già prima della Nuova guerra non avevano l’istruzione come priorità. Come ricorda l’organizzazione non governativa Terre des Hommes il diritto alla conoscenza dei bambini palestinesi è sempre sotto minaccia, tanto più negli ultimi tre anni, segnati dalla pandemia, le frequenti interruzioni delle lezioni - pesanti attacchi israeliani a Jenin, Nablus, nella stessa Gerusalemme Est, ovviamente nella Striscia di Gaza - e i numerosi scioperi causati dalla crisi finanziaria che il sistema educativo palestinese conosce da tempo. Bisogna ricordare che su una popolazione totale di 5,3 milioni di palestinesi, 2,1 milioni - e il dato si riferisce alla fase precedente alla Nuova guerra - avevano bisogno di assistenza umanitaria. Sono centinaia i minori detenuti nelle carceri israeliane, scrive Terre des Hommes facendo notare come “il numero esatto non viene diffuso dalle autorità penitenziarie”. Il reato che viene spesso contestato è il lancio di pietre, la cui pena può arrivare fino a 20 anni di reclusione. “Il diritto all’istruzione non è garantito a questi minori detenuti, mentre lo è per i minorenni israeliani in carcere”. Già nella prima metà del 2023 i raid aerei israeliani avevano colpito scuole, adesso, nelle ore dell’attacco di terra, la distinzione tra luoghi civili e luoghi militari si è fatta invisibile. Si studia, in Palestina, affidandosi alle iniziative dei volontari. Terre des Hommes si è spinta nelle zone più remote del Governatorato di Hebron, quindi nei campi profughi di Al Amari, Qalandia e Al Jalazoun. In Libano un’intera generazione di palestinesi e siriani sta crescendo senza istruzione. Con l’avvio della scuola molti minori non sono tornati in classe perché costretti a lavorare. Qui l’impegno educativo trova i volontari di Un Ponte Per specialmente attivi.

Lezioni incerte per il 67% degli ucraini - La guerra in Ucraina dopo venti mesi regala questa stima, diffusa dall’Unicef: il 67 per cento degli studenti ucraini non può seguire con costanza e a tempo pieno le lezioni. Il martellamento dei russi sugli edifici scolastici è costante, e ormai non è più solo una tattica di battaglia, piuttosto una scelta di distruzione culturale. I professori del Paese denunciano gli arretramenti nell’apprendimento della lingua ucraina da parte dei ragazzi e quest’anno il governo di Volodymyr Zelensky ha chiesto che tutte le prime lezioni, sostenute il primo settembre, il Giorno della conoscenza, fossero dedicate in tutta la nazione alla salute mentale.

Scuole chiuse in Burkina Faso, Niger e Mali - L’aumento della violenza nella regione del Sahel-Burkina Faso, Niger e Mali ha portato alla chiusura di oltre 7.821 scuole primarie, con un aumento del 20 per cento nell’ultimo anno. Lo riporta Save the Children. Sono 5.318 in Burkina Faso, 1.545 in Mali e 958 in Niger. Lo scorso giugno 1,4 milioni di bambine e bambini non hanno avuto accesso all’istruzione e alle competenze necessarie per contribuire pienamente alle loro comunità da adulti: erano duecentomila in più rispetto a giugno 2022.

L’Onu ha proclamato il 9 settembre Giornata Internazionale per la protezione delle scuole dagli attacchi. Save the Children ha chiesto ai governi di sostenere nel Sahel la crescita della Safe Schools Declaration, un impegno e un quadro di riferimento per consentire agli Stati di proteggere l’istruzione nei contesti fragili. Nel Sahel molti bambini e insegnanti sono troppo spaventati per raggiungere le classi. In alcuni casi gruppi armati hanno attaccato direttamente le istituzioni scolastiche e danneggiato gli edifici. Molti bambini sono sfollati a causa del conflitto e non hanno più accesso all’istruzione. “Siamo fuggiti dal nostro villaggio e non ho con me nessun documento che provi che sono andato a scuola altrove”, ha raccontato Mohamed, 13 anni, che con la sua famiglia ora vive a Pissila, in Burkina Faso. “Quando vado a letto la sera, non riesco nemmeno ad addormentarmi. Se penso che non potrò più fare quello che facevo prima, mi fa davvero male. La scuola avrebbe migliorato la mia vita”.

La violenza in tutta l’Africa occidentale e centrale aveva già un impatto devastante sull’istruzione dei bambini: nel 2022, 57 milioni di minori dell’Africa centrale e occidentale non frequentavano le scuole, quasi un quarto dei bambini di tutto il mondo Ad oggi, nella regione 17 Stati su 27 hanno sottoscritto la Safe Schools Declaration. “La violenza armata nel Sahel sta privando le bambine e i bambini della loro istruzione e del loro futuro”, ha dichiarato Vishna Shah, direttore regionale di Advocacy e Campagne di Save the Children.

In Gambia ActionAid ricostruisce l’edificio - ActionAid sta finanziando, con raccolte fondi realizzate nelle piazze, la ricostruzione di una scuola elementare in Gambia, a Sinchu Gundo. Accoglie bambini di nove comunità della zona ospitando 400 studenti, tra i 4 e i 13 anni. La scuola è stata costruita nel 1995, ma i danni provocati dal clima e la mancanza di manutenzione hanno reso il complesso fatiscente e pericoloso. Il tetto è scoperto in più punti e la struttura ormai inagibile. “In un paese dove la crisi climatica mostra i suoi drammatici effetti, l’estrema siccità rende ancora più terribili le condizioni di povertà di migliaia di persone e l’abbandono scolastico aumenta a livelli che non possiamo ignorare”, spiega Lorenzo Eusepi, vicesegretario generale ActionAid Italia. “È necessario che ai bambini venga garantita la possibilità di andare a scuola e costruire il proprio futuro in luoghi sicuri e accoglienti”.