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di Rosaria Corona

Il Secolo XIX, 12 aprile 2023

Dal 14 al 20 aprile al teatro Ivo Chiesa la compagnia teatrale Scatenati porta in scena l’opera shakespeariana. Tullia Ardito, direttrice del carcere: “Un'esperienza significativa, di grande aiuto per i detenuti. Che non potremmo fare senza l’aiuto della società civile”.

“Questa esperienza teatrale ci ha lasciato una bella traccia. Quando siamo sul palco stacchiamo completamente, non pensiamo neppure di essere dove siamo. È un momento di riscatto, qualcosa che aiuta tanto. Io giocavo a calcio, non mi era mai passato per la testa di fare l’attore. Ed è bellissimo, è una cosa che voglio portare avanti, assolutamente”.

Le parole di Sedki rendono bene l’idea di quanto il teatro possa essere uno strumento di formazione, riabilitazione e rinascita per chi si trova a vivere da recluso, dietro le sbarre. Il 32enne italo-tunisino, con un passato da calciatore e attualmente in carcere, è uno degli attori della compagnia teatrale Scatenati, formata dagli attori detenuti della Casa Circondariale di Genova Marassi, che dal 14 al 20 aprile al teatro Ivo Chiesa porterà in scena “Riccardo III”, scritto e diretto da Sandro Baldacci con la partecipazione di Igor Chierici.

Dopo il grande successo ottenuto con i precedenti “Romeo e Giulietta”, “Amleto”, “Otello” e “Sogno d'una notte di mezza estate”, gli attori del carcere tornano all’amato Shakespeare, misurandosi con una delle sue opere più oscure, riadattata in chiave contemporanea, con la partecipazione di Igor Chierici, Marco Gualco, Ilenia Maccarrone, Rajan Marini, Gaetano Santella e Marcella Silvestri.

“Questo è il nostro quinto Shakespeare, ed è sicuramente la scommessa più grande perché il testo di Riccardo III è forse uno dei più difficili da mettere in scena. Lo facciamo con una compagnia di attori non professionisti affiancati da sei attori professionisti che lavorano con loro. Alcuni di loro affrontano per la prima volta un palcoscenico e la maggior parte parla a stento l’italiano, quindi è veramente un triplo salto mortale”, dichiara il regista Baldacci.

Una sfida portata a termine dopo mesi di studio e prove sul palco del teatro dell’Arca, realizzato all'interno della Casa Circondariale di Marassi su iniziativa dell'associazione culturale Teatro Necessario Onlus. “Il nostro lavoro è profondamente diverso da quello di una compagnia professionale, dura tanti mesi, ci sono laboratori e attività preparatorie e succede qualcosa di diverso, che non accade in altri spettacoli: ad un certo punto entrano in gioco l’emotività e la verità di questi interpreti - sottolinea Baldacci - ci sono emozioni e soddisfazioni diverse da quelle del teatro professionale anche perché ci si rende conto di incidere significativamente nelle vite di queste persone che attraverso il teatro riescono a trovare una loro forma di riabilitazione sociale”.

Il teatro come forma di recupero, reso accessibile a tutti nonostante le criticità presenti nell’istituto penitenziario: “Il carcere esiste, siamo noi, le persone che ci lavorano dentro. I problemi al momento sono il sovraffollamento, una presenza di stranieri molto alta, diverse etnie difficili da far convivere e la mancanza di risorse e personale”, spiega Tullia Ardito, direttrice del carcere di Marassi. “Questo però non deve farci dimenticare il nostro mandato ovvero di provare a offrire una possibilità ai detenuti per un riscatto, per cambiare e tornare nella società con una speranza in più - prosegue Ardito - Il teatro è una delle iniziative più significative, un’esperienza che è d’aiuto per i detenuti e che non potremmo fare senza l’aiuto della società civile”.

Lo spettacolo, che dopo il debutto alla Corte sarà portato in scena al Teatro dell’Arca dal 26 al 28 aprile, è il punto d’arrivo di un lungo percorso formativo nelle discipline dello spettacolo nell’ambito del progetto “Per Aspera ad Astra, come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza” sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, dall’otto per mille della Tavola Valdese, dal Comune di Genova e dalla Regione Liguria.