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di Erica Manna

La Repubblica, 19 agosto 2023

Il Partito radicale in visita nelle strutture circondariali per Agosto in carcere: a Pontedecimo solo due sanitari e uno psichiatra due ore alla settimana per 145 ospiti. A Marassi 676 carcerati per 450 posti. A Pontedecimo, dove fino alla fine di luglio era reclusa Azzurra Campari, la detenuta ventottenne che si è tolta la vita nel carcere di Torino, ci sono due medici per 145 detenuti.

E un solo psichiatra, due ore alla settimana. Il cronico sovraffollamento nelle case circondariali della Liguria - 145 detenuti per 96 posti a Pontedecimo, 676 su una capienza regolamentare di 450 a Marassi - rende le celle ancora più soffocanti in queste giornate bollenti. Anche perché a Marassi e a Pontedecimo non ci sono ventilatori. E i detenuti non possono nemmeno comprarseli. Il motivo? Non ci sono le prese di corrente a cui attaccarli: ad eccezione di quelle per la televisione, che però “non sono a norma”, spiega Deborah Cianfanelli, capodelegazione del Partito Radicale che in questi giorni con Angelo Chiavarini e Stefano Petrella sta visitando le carceri liguri. Un’iniziativa che nell’ambito di Agosto in carcere, portata avanti dal Partito radicale in oltre 50 istituti in tutta Italia.

Dopo i suicidi a Torino di Susan John e di Azzurra Campari, e il caso di Sanremo di Corneliu Maxim, un uomo di 51 anni ricoverato in coma all’ospedale di Pietra Ligure dopo aver subìto un intervento chirurgico alla testa e i dubbi sulle ferite che lo hanno portato al coma, la delegazione radicale fotografa in Liguria una situazione preoccupante. Dove l’incidenza di sofferenza psichica è altissima, al sovraffollamento si aggiungono pesanti carenze sanitarie, la mancanza di educatori e l’invisibilità di tanti detenuti. Perché “sta emergendo il grosso problema delle residenze - spiega Cianfanelli - l’Ufficio anagrafe del Comune di Genova rifiuta di concedere la residenza ai detenuti che prima di entrare in carcere erano senza dimora o che, stranieri, hanno il permesso di soggiorno scaduto. Ma questo crea enormi difficoltà, a catena: dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, per l’accesso alle misure alternative al carcere, per la possibilità di ricevere uno stipendio quando si svolgono dei lavori esterni, perché senza residenza non si può aprire un conto corrente. Assurdo, tenendo conto anche che per anni il detenuto starà in carcere, è questo è un titolo di soggiorno. Non solo: su quale base identitaria, allora, si sconta una pena?”.

A Marassi la delegazione radicale ha incontrato detenuti con gravi problemi di salute che erano vicinissimi al fine pena - uno sarebbe dovuto tornare libero il 14 agosto - e non avevano potuto fruire di misure alternative; “In tutta Italia la tendenza è ormai quella di applicare il meno possibile queste misure, e capita sempre più spesso di trovare in carcere persone che hanno pene molto brevi e le scontano fino quasi all’ultimo giorno”.

Il carcere dovrebbe riabilitare e rieducare, secondo la Costituzione: ma su questo fronte, pesa la carenza cronica di educatori. A Marassi sono otto sui dieci previsti: e di questi, uno lavora part-time e un altro viene prestato a Pontedecimo, che non ne ha nessuno. “Per le donne, a Pontedecimo, le possibilità di lavoro offerte sono solo in cucina, in lavanderia, nelle pulizie e al laboratorio di sartoria - racconta Cianfanelli - per i bambini che vengono a trovare le mamme c’è una piccola area ma mancano proprio gli spazi”. Il buco sanitario è enorme: “Manca l’oculista e in carcere si abbassa la vista - continua Cianfanelli - il dentista c’è una volta al mese e molti detenuti ci hanno detto di essere curati solo con tachipirina”. I migranti, poi, “entrano regolari ed escono irregolari, perché non viene data la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno. A Marassi si sono dotati del cosiddetto kit: ma la procedura si ferma all’ultimo atto, quando la firma deve essere autenticata da un funzionario delle Poste. Un muro di gomma”.