di Jeanne Perego
La Stampa, 8 maggio 2022
A oltre vent’anni dalla sua ultima sentenza sulla retribuzione dei detenuti, la Corte costituzionale tedesca si ritrova a valutare se in Germania il lavoro in carcere è ancora adeguatamente retribuito. Il caso, presentato alla vicepresidente del tribunale Doris Kònig, ha preso il via dalla denuncia (disgiunta) di due detenuti in Baviera e in Renania settentrionale-Vestfalia che hanno sottoposto alla corte una questione vecchia e apparentemente ancora irrisolta.
La paga per il lavoro in carcere in Germania è irragionevolmente bassa? Dal punto di vista del mercato la risposta alla domanda sarebbe facile, perché la paga oraria per i detenuti oscilla tra 1,30 e 2,30 euro a seconda delle prestazioni e del tipo di lavoro. Ciò equivale a poco meno di 11-18,40 euro al giorno, con solo pochi che raggiungono il livello più alto.
Il divario è enorme rispetto al salario orario minimo tedesco che è di 10,45 euro (entro fine anno 12 euro, un detenuto dovrebbe lavorare un’intera giornata per arrivare a questa cifra). Alla prima udienza i due denuncianti non erano presenti. Uno dei due, che sta scontando l’ergastolo nella casa di reclusione di Straubing, Baviera, non ha avuto il permesso per recarsi a Karlsruhe dove ha sede la Consulta tedesca, la sua dichiarazione è stata quindi letta dal suo avvocato.
L’uomo ha dichiarato di essere stato condannato a pagare circa 34.000 euro di spese processuali per il procedimento penale che lo ha portato alla condanna, e che con quello che guadagna con il lavoro in carcere non potrà mai saldare i suoi debiti. “Non è giusto - ha letto per lui in aula il suo legale - che chi sta scontando una pena non sia in grado di mantenere una famiglia, o di pagare eventuali risarcimenti alle vittime dei propri crimini, pur lavorando ogni giorno”.
In Germania in 12 Land su 16 il lavoro in carcere è obbligatorio per i “definitivi”, solo in 4 è facoltativo. E gli stessi Land difendono l’attuale salario per i carcerati adducendo come motivazione la bassa produttività del loro lavoro. Secondo la Kònig la domanda da porsi è: “la remunerazione è un riconoscimento appropriato nel senso del requisito costituzionale della riabilitazione del detenuto?”. Il che porta alla riflessione sugli obbiettivi del lavoro carcerario.