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di Samuele Finetti

Corriere della Sera, 23 agosto 2023

“Signor cancelliere, ha mai fumato uno spinello?” domanda l’intervistatore della tv Sat.1/ProSieben a Olaf Scholz, l’uomo alla guida del governo che ha approvato la legalizzazione della cannabis nel più popoloso Paese d’Europa. Il via libera dell’esecutivo è arrivato una settimana fa, ora la palla passa al Bundestag.

Ma presto - probabilmente all’inizio del 2024 - anche in Germania il consumo ricreativo della cannabis non costituirà più un reato. Non significa che sarà del tutto liberalizzato: di paletti ce n’è più d’uno, perché “fumare è comunque pericoloso”, sottolinea il ministro della Salute Karl Lauterbach. E dunque via libera al possesso della sostanza, ma con un limite di 25 grammi a testa; e alla coltivazione, ma al massimo di tre piantine a persona.

Legalizzati anche i “cannabis club”, ovvero gruppi formati al massimo da 500 persone cui sarà permesso coltivare le piantine (ma non a fini commerciali) e distribuire un massimo di 25 grammi a testa ogni giorno, e fino a 50 ciascun mese, ad ogni membro. Ancora più rigidi i limiti per chi ha meno di 21 anni: i più giovani potranno riceverne al massimo 30 grammi al mese, e con un contenuto di Thc - il tetraidrocannabinolo, il principio attivo della cannabis - che non superi il 10 per cento.

“Attenzione: il fatto che ne possa avere 50 grammi al mese non significa che debba fumarli tutti”, avverte Lauterbach. Il quale, tuttavia, considera la legge appena approvata “il miglior tentativo di legalizzazione finora” e precisa che lo scopo è anzitutto quello di “ridurre il volume del mercato nero e dei crimini legati allo spaccio di droga”.

La riforma, per ora, scontenta sia chi consuma sia chi avversa la sostanza. L’opposizione accusa il governo di voler legalizzare una “droga pericolosa” nonostante il parere di molti medici; mentre i primi membri dei nascituri “club” sostengono che le maglie della legge sono fin troppo strette e che non s’è fatto nulla contro la “stigmatizzazione” dei consumatori.

Intanto la stampa ne approfitta per andare a ripescare vecchie dichiarazioni dei ministri o, meglio ancora, per chiedergli direttamente se abbiano mai fatto uso della sostanza in questione. Insomma, Scholz si è mai concesso un tiro? “No, non ho mai fumato erba”, ha risposto il leader socialdemocratico nell’intervista andata in onda domenica sera. Parole che hanno sollevato più di un dubbio, tra cui quello della Frankfurter Allgemeine Zeitung secondo cui “è difficile credere che un vecchio rivoluzionario cresciuto nei Jusos (l’organizzazione giovanile della Spd, ndr) non abbia mai provato un po’ di hashish”.

Non che gli altri ministri siano stati più loquaci. Tra un “è una questione privata” e un secco “no comment”, sono pochi quelli che hanno risposto sinceramente. Anzitutto lo stesso Lauterbach, il quale in passato ha candidamente raccontato alla Bild: “L’ho provata in maniera intensiva, perché un buon medico prova tutto. Ma fu la prima e l’ultima volta”. Come lui la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, che rimase però delusa e decise che “non fa per me”. Mentre Cem Özdemir, titolare dell’Agricoltura, da buon pollice verde ha ammesso di avere persino coltivato qualche piantina sul suo balcone: “Mettiamola così: non sono del tutto estraneo al fumo dell’erba”.

Per l’occasione, vengono rispolverate anche le parole dei leader stranieri, su tutti quelli statunitensi. Barack Obama, ad esempio, scrisse in una vecchia autobiografia di aver fatto “uso frequente” di canne e affini da giovane. E come dimenticare la replica alla fatidica domanda - “l’ha provata oppure no?” - che diede Bill Clinton durante la campagna elettorale del 1992: “Sì, un paio di volte, ma non m’è piaciuta. E comunque non l’ho inalata”. Al che Johnny Carson, leggendario conduttore del Tonight Show, lo bruciò con una battuta: “Questo è il problema dei democratici. Anche quando fanno qualcosa di sbagliato, non riescono a farlo bene”.