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di Eleonora Camilli

La Stampa, 22 agosto 2023

Attacchi bipartisan contro l’organizzazione voluta dal governo. Il Viminale ferma i trasferimenti nelle zone sovraccaricate ma rifiuta il dialogo. Il suo cellulare squilla di continuo: le segnalazioni degli sbarchi arrivano ogni giorno, più volte al giorno. Dal suo ufficio di Lampedusa, Filippo Mannino non cela una nota di sarcasmo: “Se si lamentano gli altri sindaci, io che dovrei dire?”. Sull’isola frontiera d’Italia dall’inizio dell’anno sono sbarcati la maggior parte degli oltre105mila migranti arrivati in Italia. “Grazie al supporto della Croce Rossa riusciamo a gestire questo flusso con professionalità. Siamo di fronte a numeri altissimi. Chiunque si sarebbe trovato in difficoltà, ma alcune questioni si potevano affrontate diversamente. Qui ci siamo sentiti inascoltati”. Dopo la decretazione dello stato di emergenza, il sindaco di Lampedusa aveva fatto delle richieste specifiche al governo: una nave umanitaria dedicata al trasferimento dei migranti, così da non affollare i traghetti di linea e decongestionare l’hotspot più facilmente; un elisoccorso per far fronte ai bisogni sanitari dei cittadini e dei migranti; uno smaltimento celere dei rifiuti, in particolare dei barchini utilizzati per le traversate. “Sono richieste che avanziamo da gennaio ma per ora non abbiamo risposte. Ovviamente tutto questo accresce i disservizi dell’isola già gravata dall’aumento degli arrivi”.

Quella del primo cittadino della città porta d’Europa è solo l’ultima voce ad unirsi a un coro di critiche per una gestione troppo emergenziale e improvvisata dell’accoglienza in Italia. Con prese di posizione ormai bipartisan, che arrivano da amministratori locali di diversi territori e schieramenti politici. All’estremo opposto della penisola, è Marcello Bano, sindaco leghista di Noventa Padovana, a guidare il fronte del Nord: “Siamo contro gli hub e l’accoglienza diffusa” dice, chiarendo che si opporrà all’uso di palestre, capannoni e uffici per ospitare i migranti. Le scelte, aggiunge, “non ci rappresentano” e mettono in seria difficoltà i territori. Parole che rimbalzano da un comune all’altro, svelando una spaccatura ormai chiara tra il governo e gli amministratori locali.

Da destra anche il presidente della Basilicata, Vito Bardi polemizza sui nuovi criteri pensati dal Viminale per la redistribuzione, che non terrà più conto soltanto del numero di abitanti ma anche della superficie dei territori. “Questo parametro penalizzerebbe regioni come la nostra - dice Bardi -. Va bene la solidarietà ma non possiamo reggere numeri importanti”. A Modena, il sindaco Pd Gian Carlo Muzzarelli, dopo gli episodi di violenza in città, parla della “mancanza di un’adeguata rete di accoglienza che possa garantire condizioni dignitose per le persone e non lasciarle in balia della criminalità”. A Milano l’assessore al Welfare Lamberto Bartolé si dice preoccupato per la situazione dei minori non accompagnati: il comune ha in carico un decimo di tutti quelli accolti sul territorio nazionale.

Sui minori e non solo, va avanti a distanza anche il botta e risposta tra l’Associazione nazionale dei Comuni (Anci) e il ministero dell’interno, che aveva bollato come “surreali” le proteste di alcuni sindaci. Per il Viminale il tavolo chiesto a gran voce dai Comuni sull’emergenza migranti non è tra le priorità. Intanto, però i trasferimenti nelle regioni che avevano lamentato un carico troppo oneroso per l’accoglienza sono stati stoppati. In particolare, quelli destinati all’Emilia Romagna. I migranti partiti ieri dall’area di pre-identificazione di Porto Empedocle arriveranno in Liguria, Veneto, Lazio ma anche a Catania e Vibo Valentia. Altri, ancora in attesa di trasferimento, per mancanza di pullman disponibili, dovrebbero essere redistribuiti in Piemonte, Basilicata, Umbria, Molise e a Pozzallo.

Intanto, un appello ad ascoltare gli amministratori locali è arrivato in queste ore dal meeting di Rimini. Il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi ha chiesto che il tema venga affrontato con una “politica concertata”. Mentre Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà spiega che “bisogna aiutare i sindaci” e trattare i migranti come una risorsa perché “chi investe nell’umano poi ha un ritorno gigantesco”. L’Arcivescovo di Palermo, Carmelo Lorefice ha, inoltre, ricordato che “le parole d’ordine devono essere: accoglienza e non demonizzare gli uomini e le donne delle ong che oggi si mettono in mare per salvare vite”. Intanto ieri a Lampedusa è arrivato il fermo della nave umanitaria Aurora dell’ong Sea Watch che aveva rifiutato il porto assegnato di Trapani perché troppo difficile da raggiungere.