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di Giovanni Rossi

Il Giorno, 5 febbraio 2023

I timori dell’ex magistrato: Cospito si è trasformato in un influencer delle istanze dei mafiosi. “Il terrorismo storico è finito. Ma qualche nostalgico potrebbe infiltrarsi tra gli anarchici”. Gian Carlo Caselli, 83 anni, ex procuratore capo di Palermo e di Torino, ha competenze speciali per parlare di mafia e anarchia, ora associate a sorpresa - nel dibattito pubblico - dal regime di carcere duro per Alfredo Cospito.

Dottor Caselli, la stupisce questa escalation?

“Decisamente sì. Ormai siamo in una tempesta perfetta i cui effetti possono irradiarsi in ogni direzione”.

Cosa la preoccupa?

“Il clima di rissa innescato da questo sciopero della fame può favorire una rappresentazione non equilibrata di questioni fondamentali per la sicurezza dello Stato”.

L’area anarchica è correttamente valutata, ai fini della sicurezza, oppure è un fenomeno in attesa di codifica?

“Se ne sa molto a livello investigativo e giudiziario, molto meno a livello di opinione pubblica. E anche questo può essere un problema, se si generasse una comprensione sfumata della partita in corso”.

Teme una saldatura tra aree anarchica e antagonista a dispetto di storie movimentiste generalmente separate?

“Come sa, ormai sono un pensionato, quindi non ho più elementi diretti di valutazione, ma da quanto paventano i colleghi e gli investigatori in prima linea - tutti soggetti che parlano con cognizione di causa - non è improbabile che il pericolo ci sia”.

E invece, rispetto al terrorismo vero e proprio?

“Il terrorismo storico è finito. Rimane qualche nostalgico che potrebbe infiltrarsi”.

Ma non c’è il rischio opposto che un allarme eccessivo dello Stato offra visibilità in eccesso a gruppi anarchici eterogenei e sin qui ignoti all’opinione pubblica?

“Il salto di qualità mediatico è già in corso perché, nel nome di Cospito, movimenti anarchici con anime distinte - un’autentica galassia di sigle - ora si stanno coagulando in una battaglia comune dalla forte impronta collettiva”.

È possibile che nel caso Cospito le procure interessate e il precedente Guardasigilli abbiano ecceduto in severità?

“Solo i magistrati e il ministro della Giustizia hanno in mano tutte le carte. Le valutazioni a livello di opinione pubblica sono fisiologicamente viziate dalla mancata piena conoscenza dei fatti. Oggi prevale la discussione attorno al 41 bis, ma in pochi ricordano i reati compiuti. Reati gravi: come la gambizzazione dell’Ad di Ansaldo Energia, Roberto Adinolfi, per rappresaglia contro l’incidente nucleare di Fukushima, o come la tentata strage alla Scuola allievi Carabinieri di Fossano”.

Gli anarchici e Cospito non sembrano contestare le condanne, ma lo strumento del 41 bis...

“Cospito interpreta il paladino di se stesso, e sin qui nulla da eccepire. Cosa diversa è trasformarsi in influencer delle istanze dei mafiosi. Quello di Cospito è un piatto sporco in cui possono mettere le mani personaggi di ogni tipo. Mafiosi in testa. Con effetti perversi”.

Le critiche al 41 bis, così come all’ergastolo ostativo, arrivano però anche dalla Cedu (la Corte europea dei diritti dell’uomo), periodicamente dalla Consulta e dall’Unione camere penali...

“Non si può non tener conto della specificità mafiosa, una caratteristica tutta italiana, un fenomeno che la stessa Cedu, sicuramente in buona fede, non riesce pienamente a comprendere. La realtà è che dopo le stragi del 1992, dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, solo le leggi sui pentiti e il regime di carcere duro al 41 bis hanno salvato la Repubblica dall’assedio di Cosa Nostra che spadroneggiava anche nelle carceri. Senza questi strumenti, la storia d’Italia sarebbe andata diversamente, mi creda”.

E oggi?

“Nessuno si illuda. Cosa Nostra ha subito sconfitte clamorose, ma ‘ndrangheta, camorra e mafie pugliesi - soprattutto quella garganica - sono tuttora molto forti. I cittadini devono saperlo: lo Stato non si vendica e non tortura; lo Stato lavora per affermare la legalità e non può rinunciare a strumenti di contrasto che funzionano. Non escludo che in futuro il 41 bis possa essere revisionato o ricalibrato, ma non certo oggi, per iniziativa di un terrorista anarchico”.

Allora quando, nel caso?

“In un Paese abituato a farsi dettare l’agenda dall’emergenza, un tema così delicato può essere preso in mano solo in un clima di unità politica. Non come quello di questi giorni in cui la maggioranza rovescia sull’opposizione accuse senza fondamento”.