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di Liana Milella

La Repubblica, 6 gennaio 2023

Il consigliere di Marta Cartabia difende le novità introdotte dalla riforma del governo Draghi. Sui reati perseguibili a querela: “Non vedo ragioni di grande allarme”.

“Non vedo ragioni di grande allarme per pochi reati divenuti perseguibili a querela. Mi chiedo come, con questo clima, si possa mettere in cantiere una depenalizzazione o addirittura eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale come sento dire dal ministro Nordio”. Dice così Gian Luigi Gatta, ordinario di diritto penale alla Statale di Milano e consigliere della ministra Marta Cartabia.

Ha visto che sta succedendo a Napoli? Perché avete aumentato il numero di questi reati? 

“Napoli è un caso a sé. Ricordo che ha una media di 5 anni per un appello e una percentuale quasi del 50% di prescrizioni. In primo grado, e cito dati di via Arenula, lì ci sono 46mila processi pendenti e 49mila in appello”.

E questo cosa c’entra con i reati a querela?

“Ogni denuncia che si fa diventa un fascicolo, anche per un reato bagattellare, che finisce nel cassetto prima del pm e poi del giudice. In Italia pendono 1,5 milioni di processi penali e la lentezza è il nostro problema. L’Europa ci ha chiesto di ridurre la durata media del 25% entro il 2026. Tra le tante misure deflattive c’è anche questa”. 

Un reato perseguibile a querela non mette la vittima in una posizione di debolezza?

“I reati che abbiamo inserito - e penso al furto in un supermercato - di certo non sono gravi, tant’è che la pena non supera mai il limite di due anni. Questo vale anche per un reato odioso come il sequestro di persona non a scopo di estorsione punito con la pena minima di sei mesi. Ma di certo non stiamo parlando dei grandi sequestri che, in passato, hanno tenuto banco sui giornali per mesi”. 

La necessità della querela non espone la vittima a ritorsioni o minacce? 

“Questo vale anche per qualsiasi tipo di denuncia o reato ed è compito dello Stato tutelare chi fa una denuncia o presenta una querela, ed è compito del giudice valutare se c’è una minaccia in caso di ritiro oppure l’avvenuto risarcimento del danno”. 

La Cartabia è sempre stata dalla parte delle donne ed è contro la violenza.

“La fermo subito, guardi che la violenza sessuale è un reato a querela di parte dal 1996. E non perché non sia grave, ma a tutela della stessa vittima che può decidere di non denunciare perché il processo in sé è una pena. Le dico di più, anche lo stalking e il revenge porn sono già reati a querela di parte”. 

Nella lista c’è pure la violenza privata che, per il pm di Roma Albamonte, potrebbe comportare pressioni mafiose. 

“Stiamo parlando del reato meno grave tra quelli violenti punito, nel minimo, solo con 15 giorni. Non solo, in un caso del genere quel reato è procedibile d’ufficio”. 

Ammetterà che chi subisce un furto in casa può essere spaventato dall’idea che la querela possa scatenare gli amici del ladro. 

“Non è affatto così perché il furto in abitazione rimane procedibile d’ufficio”. 

E se mi strappano la borsa per strada e finisco per terra? 

“Stiamo parlando di una rapina impropria perseguibile d’ufficio”. 

La giustizia deve proteggere la vittima di un reato anche di modesta entità, mentre così proprio la vittima deve assumersi la responsabilità di querelare. 

“I reati sono troppi, per alcuni meno gravi, come ha già fatto l’ex ministro Orlando, si richiede una manifestazione di volontà che va confermata anche durante il processo”. 

E come la mette con le eventuali scarcerazioni? 

“Nessun condannato definitivo per questi reati sarà rimesso in libertà perché non siamo di fronte a una depenalizzazione. Come si prospetta per l’abuso d’ufficio qualora venga abolito. In realtà solo per alcuni reati divenuti perseguibili a querela è e resta possibile la custodia cautelare. Proprio come è previsto già oggi per la violenza sessuale”.