sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Antonella Mascali

Il Fatto Quotidiano, 12 agosto 2023

La prescrizione non è un bene, ma una patologia dal processo: all’estero non ci capiscono.

Professor Gian Luigi Gatta, docente di Diritto penale all’Università di Milano, a proposito della prescrizione, in commissione Giustizia della Camera lei ha detto che abolire la legge Bonafede, che blocca la prescrizione in primo grado, sarebbe un “favore per le difese degli imputati, ma per nulla per le vittime e per le parti civili”. In pochi pensano alle vittime. Va controcorrente?

Reintrodurre la prescrizione in appello e in Cassazione - perché è di questo che si parla - sarebbe una soluzione favorevole per le difese degli imputati - che avrebbero una possibile via d’uscita dal processo penale e, se colpevoli, una via di fuga dalla sanzione - ma non lo sarebbe per nulla per le vittime e per le parti civili, che pure hanno dei difensori, per quanto non altrettanto presenti nel dibattito pubblico. Le vittime continuano a essere ignorate, a me pare, nel dibattito sulla prescrizione del reato. Diciamolo chiaramente: la prescrizione non è un bene, non è normale, è una patologia del processo, la cui funzione naturale è l’accertamento dei fatti e delle eventuali responsabilità. La prescrizione, come l’improcedibilità introdotta dalla riforma Cartabia, devono essere eventi eccezionali: la fisiologia del processo è la sua ragionevole durata, che impedisce sia la prescrizione sia l’improcedibilità. A beneficio di tutti: imputati e vittime. La vera sfida di cui la politica dovrebbe farsi carico, anche in vista degli obiettivi del Pnrr, è quella di un processo di ragionevole durata.

Il progetto del centro-destra più Azione e Italia Viva è quello di tornare alla legge Orlando: se in primo grado si è condannati, la prescrizione si blocca per 18 mesi in appello e altri 18 in Cassazione. Poi la prescrizione riprende a scorrere. Se si è assolti la prescrizione non si sospende mai. Potrebbe essere un compromesso tra chi vorrebbe stoppare la prescrizione e chi invece la vuole?

Non sarebbe affatto un buon compromesso. Un meccanismo che sospende la prescrizione automaticamente in appello e in Cassazione - dando complessivamente ai giudici tre anni in più per decidere - induce ad allungare i tempi del processo proprio quando l’obiettivo concordato con l’Europa è di ridurli del 25% entro il 2026. Sarebbe paradossale! Come lo spiegherebbe il Ministro Nordio alla Commissione Europea?

La legge Bonafede bloccava la prescrizione dopo il primo grado, ma con il governo Draghi, la ministra Marta Cartabia, di cui lei è stato consigliere, ha lasciato quella norma per il primo grado e ha introdotto l’improcedibilità in appello e in Cassazione (rispettivamente, in linea generale, dopo 2 anni e dopo 1 anno). Lei ha avuto un pensiero per le vittime, esprimendosi contro la soppressione della Bonafede, ma anche con l’improcedibilità le vittime sono destinate quasi tutte a non avere giustizia…

Il nostro processo è malato di lentezza patologica e l’improcedibilità è una terapia d’urto per costringere il sistema a reagire. La prescrizione decorre dal momento in cui il reato è stato commesso ed è come un cerino che passa di mano in mano, da un giudice all’altro. È colpa di tutti e di nessuno. L’improcedibilità decorre invece da quando inizia il giudizio di appello o di cassazione e responsabilizza i giudici di quei gradi di giudizio perché è un cerino che brucia tutto nelle loro mani. Il sistema oggi è orientato a evitare l’improcedibilità, a beneficio di tutti, anche delle vittime.

La prescrizione in quasi tutti i Paesi è bloccata, perché in Italia non è possibile? Non le sembra una battaglia per l’impunità di colletti bianchi e politici?

I miei colleghi stranieri letteralmente non capiscono perché in Italia si parli tanto di prescrizione: all’estero la prescrizione a processo in corso per lo più non esiste e comunque non è un problema ma una assoluta rarità. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia, in alcune occasioni, semplicemente perché ha detto che “il re è nudo”: quando il reato si prescrive non si accertano i fatti, le violazioni dei diritti, le offese e le responsabilità. Se il processo ha una durata ragionevole, come deve avere, la prescrizione e l’improcedibilità cessano di essere un problema e diventano rarità. È chiaro che un sistema inefficiente, a prescrizione diffusa, e che garantisce l’impunità, è interesse di chi viola le regole, non di chi subisce la violazione.