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di Andrea Malaguti

La Stampa, 5 febbraio 2023

L’ex magistrato: “Barbarie contro il Pd, ma avrei evitato una delegazione vistosa in carcere. Il caso Cospito interroga le coscienze, ora qualunque scelta rischia di essere sbagliata”.

Gianrico Carofiglio, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro dovrebbe dimettersi?

“Secondo la grammatica politico istituzionale ci sono pochi dubbi al riguardo. Si trova in una situazione indifendibile per colpa sua e per il comportamento inaudito del suo compagno di appartamento”.

Il suo compagno di appartamento, Giovanni Donzelli, è il vicepresidente del Copasir e quegli atti, magari, li avrebbe avuti lo stesso. Non è un peccato veniale averli condivisi?

“Un conto è ricevere atti riservati per le vie istituzionali con tutte le necessarie garanzie e la connessa trasparenza. Un altro conto è l’opacità - uso un eufemismo - di questa condivisione privata e illegale. Seguita da un uso altrettanto illegale. Quanto a Delmastro, che per ruolo è destinatario naturale di atti segreti del Dap, ha dato la dimostrazione plastica di non essere all’altezza del suo incarico”.

Giorgia Meloni pensa il contrario...

“Era abbastanza chiaro che il sottosegretario si sentisse protetto ai livelli più alti. In fondo questa storia per le opposizioni è un bene, perché apre una ferita nella credibilità di una leadership che sembrava procedere senza errori. Questo, invece, è uno scivolone pesante che espone Meloni a facili attacchi”.

È un bene anche per l’Italia?

“Direi di no: la prima presidente del Consiglio donna si rende protagonista di una seria sgrammaticatura istituzionale a pochi mesi dalla sua elezione”.

Torno a Donzelli. Più censurabile il suo comportamento o quello di Delmastro?

“Ci sarei tornato io. Prima di rispondere vorrei fare una riflessione: si immagina come si sentirà un funzionario dello Stato quando sarà chiamato a parlare di dossier riservati davanti al Copasir, magari presieduto dallo stesso Donzelli, temendo che le sue parole possano diventare pubbliche dieci minuti dopo?”.

Domanda retorica...

“Domanda retorica”.

Quanto alla gravità dei comportamenti?

“Quello di Delmastro è di più immediata rilevanza da un punto di vista penale. Quello di Donzelli più grave da un punto di vista umano e politico”.

La stravagante circolare del ministero della giustizia sostiene che nessun atto fosse secretato ma che la diffusione di quelle intercettazioni dovesse essere limitata. Dunque nessun reato...

“Non commento. Le dico solo che il paradigma normativo per segreto d’ufficio è nell’articolo 15 del testo unico degli impiegati dello Stato. Dispone che il pubblico impiegato non possa comunicare, al di fuori dei casi previsti dalla legge, informazioni riguardanti provvedimenti od operazioni amministrative, in corso o conclusione, ovvero notizie di cui sia venuto a conoscenza a causa delle sue funzioni. Non c’è molto da aggiungere”.

Carofiglio, lei sarebbe andato a trovare Cospito in carcere?

“Non so rispondere, da parlamentare non sono mai andato in cella da nessuno. Ma questo dipende dal modo in cui ciascuno di noi interpreta il proprio ruolo”.

Svicola...

“Ma no: la visita a un detenuto in quelle condizioni era sacrosanta, esercizio di una fondamentale prerogativa parlamentare. Ciò detto: forse avrei evitato una delegazione così vistosa. La funzione di queste visite è di verificare lo stato di salute dei detenuti. Rischiare, anche involontariamente, di caricare di significati diversi queste scelte, finisce per esporti ad aggressioni barbare come è successo in questo caso”.

Barbare?

“Barbare. Credo che anche molti parlamentari di destra siano rimasti allibiti per le parole usate da Donzelli in Aula”.

Non è legittimo chiedere alle opposizioni se stanno con lo Stato o con i terroristi?

“Mi pareva di avere risposto. Ma ripeto volentieri: se un membro della maggioranza accusa l’opposizione di connivenze con mafia e terrorismo, sapendo benissimo che si tratta di un’accusa falsa e infamante, si tratta di barbarie politica”.

Eppure, in una lettera al Corriere della Sera, la premier dice di trovare singolare l’irritazione del Pd, visto che i dem l’accusarono di essere la “mandante morale delle morti in mare”...

“È una classica fallacia retorica, alla quale la premier ricorre spesso”.

Cioè?

“Attacco alla persona per non rispondere al merito delle questioni”.

Dovrebbe dimettersi anche lei?

“No, le basterebbe chiedere a Delmastro e Donzelli di farsi da parte”.

Persino secondo il ministro Tajani, c’è un attacco contro lo Stato...

“Una frase fatta per non parlare del merito delle cose”.

Gli anarchici non fanno paura?

“Le agenzie di sicurezza dello Stato sono in grado di affrontare molto efficacemente chi si comporta in modo violento. Certo, in questo momento c’è bisogno di grande attenzione. Il rischio di atti sconsiderati esiste, soprattutto se la politica non abbassa i toni”.

Abbassare i toni. La pensa così anche Meloni...

“Temo che la sua sia una richiesta poco credibile se consente ai suoi di accusare gli avversari politici di combutta con i terroristi”.

Solo la destra deve abbassare i toni?

“Tutti, ovviamente. Avere alzato, anche solo simbolicamente, il livello dello scontro è stata una pessima idea”.

Come dovrebbe comportarsi lo Stato con Cospito?

“Difficile dirlo ora. Con quello che è successo qualunque scelta rischia di essere sbagliata”.

Giusto il carcere duro?

“Per Cospito? Non so, avrei bisogno di leggere gli atti. Mi sembra che la galassia anarchica sia caratterizzata da spontaneismo anche nelle attività criminali. Non ci sono capi che dettano ordini. E il carcere duro serve proprio a evitare che i boss in cella mandino ordini all’esterno. Questo in via teorica fa sorgere qualche dubbio. Ma, ripeto non conosco gli atti e non voglio esprimere opinioni su cose così delicate senza avere tutti gli elementi necessari”.

Cospito ha detto: se peggioro non voglio alimentazione forzata...

“Lo so. Sono situazioni che interrogano le coscienze. Non vorrei essere al posto di chi deve prendere certe decisioni”.

Stiamo per fare di un criminale un martire?

“Il rischio di un epilogo drammatico esiste. Sarebbe una doppia sconfitta. L’idea della morte di un detenuto è molto amara a prescindere. In questo caso, poi, sarebbe difficile prevedere le conseguenze destinate a prodursi all’esterno”.

Nel 2019 il ministro Nordio definiva il 41 bis “isolamento mortuario”. Adesso dice che è intoccabile...

“Dal carcere duro alle intercettazioni la mia impressione è che il ministro faccia fatica ad andare d’accordo con se stesso. Non solo è ondivago, ma il suo livello di impopolarità tra i magistrati è senza precedenti nella nostra storia recente”.

Carofiglio, il 41bis ha ancora senso?

“Applicato in modo corretto, certamente sì”.