sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giovanni Viafora

Corriere della Sera, 8 marzo 2024

Si è commosso Gino Cecchettin varcando la porta dell’aula magna de “La Sapienza” (lui ospite d’onore di Obiettivo 5, l’iniziativa del Corriere ospitata proprio dall’Università di Roma). Ha guardato la platea, gremita di studenti e gli è scesa una lacrima. Unica concessione all’emozione, prima di parlare per oltre un’ora della sua Giulia (la figlia uccisa dall’ex, lo scorso 11 novembre) e, in fondo, anche di tutti noi. Sempre con una serenità e una profondità spiazzanti. “Piango perché penso a Giulia, una studentessa come voi”, ha sussurrato ai ragazzi, ricevendo un lungo e sentito applauso.

“La gente ha conosciuto solo un millesimo di te - scrive nel libro “Cara Giulia” (appena uscito per Rizzoli), rivolgendosi a sua figlia -, figurati quanto ti avrebbero amata se ti avessero conosciuto di persona”. Ecco, chi era Giulia? Perché ha toccato il cuore?

“Era una ragazza fantastica. Ho pensato di scrivere un libro perché restasse una memoria di Giulia. Ha sempre raccolto l’essenza dell’amore, altruista verso chiunque avesse un minimo di bisogno, dalla famiglia a chi avesse difficoltà, si prodigava, voleva essere utile. Il libro è perché lei resti”.

I giorni prima della tragedia erano giorni sereni per voi. Eppure, lei ha scritto, “mi ferisce non ricordare con precisione il momento in cui lei è scesa a tavola, ci siamo salutati. Quello che era, a ripensarci, avrebbe dovuto essere in assoluto il momento più importante della nostra vita”...

“Era una giornata ordinaria, è diventata l’ultima giornata con mia figlia, vissuta come tutti i giorni: innestiamo il pilota automatico, tutti dobbiamo fare tante cose e non poniamo attenzione ai secondi preziosi che viviamo accanto ai nostri figli. Non ricordo nulla di quel sabato se non quando ho iniziato a chiedermi, dov’è mia figlia? Perché non torna? La vita va vissuta costantemente ponendo l’attenzione ai minimi dettagli, questo ho imparato. Dovremmo assaporare ogni secondo, ogni giorno, da quando ci alziamo”.

“Le cose cambiano e ci si trova immediatamente dall’altra parte”, ha scritto. Non si era accorto dei segnali di Giulia?

“Ho sempre definito Giulia la figlia perfetta. E quindi per me tutto era concesso, anzi era lei che faceva da tutrice al papà, consigliandomi cosa fare per la gestione familiare. Davo massima fiducia, massima libertà, avendo paura anche di invadere i suoi spazi. Le avevo dato dei consigli, detto di essere più determinata nel chiudere la storia ma lei faceva sempre la crocerossina. Mi chiedo: giusto fare come ho fatto o un genitore dovrebbe essere un po’ più invadente? Credo che Giulia voleva dire qualcosa ma aveva paura di ferire il papà e la sorella”.

Lei ha rivolto più volte un pensiero anche ai genitori di Filippo. Un gesto non scontato...

“Mi sono immedesimato nei genitori di Filippo diverse volte, anche perché sono molto razionale. Darei loro un abbraccio; non li posso giudicare, stanno vivendo un dramma più grande del mio. Io cercherò di tornare a sorridere, ci sono già riuscito ho amici e figli fantastici; loro faranno più fatica, saranno sempre i genitori di un omicida. Hanno tutta la mia comprensione”.

Lei aveva scritto alle amiche, alla sorella. È Elena che la mette sul chi va là, quando capisce che qualcosa con Filippo potrebbe essere andata storta. “Devi chiamare assolutamente i carabinieri”, le disse, in quelle ore di angoscia...

“Sì, i messaggi che Giulia aveva mandato alle amiche e che ho risentito mi fanno male. Se avessi saputo avrei agito, sarei andato a parlare con Filippo, avrei potuto fare qualcosa. Ma i professionisti ci hanno detto che probabilmente sarebbe finita ugualmente così”.

Filippo, appunto. L’assassino di sua figlia. Lei qui, davanti a questa platea, lo nomina per la prima volta. E verso i suoi genitori ha usato parole di grande coraggio...

“Mi sono immedesimato nei genitori di Filippo diverse volte, anche perchè sono molto razionale, hanno tutta la mia comprensione, darei loro un abbraccio; non li posso giudicare, stanno vivendo un dramma più grande del mio. Io cercherò di tornare a sorridere, ci sono già riuscito ho amici e figli fantastici; loro faranno più fatica saranno sempre i genitori di un omicida. Hanno tutta la mia comprensione”.

Dopo la tragedia lei confessa che, in tema di parità e di diritti, ha iniziato a vedere le cose come non le aveva mai viste prima. “Mi è sembrato di imparare l’alfabeto”. E in questo l’ha aiutata molto proprio sua figlia Elena, sorella di Giulia. In che modo?

“Elena è forte, fin da piccola era tosta, da Elena e Giulia ho imparato molto. Quando c’è stato il famoso post Instagram di Elena che parlava di patriarcato, non immaginavo ci fosse nella parola `patriarcato´ una implicazione sociologica. Ma Elena mi ha detto: `Papà, l’omicidio di Giulia è frutto del patriarcato´. Se una donna ti dice `non ti amo più´ e non lo accetti, quello è patriarcato”.

Chi non capisce? Quali sono le resistenze?

“Chi deve cambiare sono i maschi: fino a 22 anni volevo che mio padre non esistesse, sono nato in una famiglia unita, a tratti felice, ma sentivo l’oppressione di un padre padrone che poneva il suo modo di essere in ogni istante della mia vita. Erano gli anni dell’eroina e del terrorismo e quello era il suo modo di educare; poi ci siamo riconciliati. Il maschio, il padrone: da qui la società deve cambiare, da qui la parola `patriarcato´. Io sono nato nella cultura machista di quel periodo dove il maschio deve essere forte, poi capisci che è più difficile chiedere scusa che sollevare 100 kg”.

Lei ha reagito in modo inaspettato. Con serenità, amore. Rispetto. Va contro tutto ciò che ci si aspetta. Sta facendo una rivoluzione...

“Dopo un lutto bisogna piangere altrimenti non si soffre, questa è la credenza. Ma impegnarsi non significa non soffrire, non c’è giorno in cui non piango pensando a mia moglie e mia figlia ma non si può solo piangere, bisogna andare avanti; questo è anche il mio carattere non sono abituato a piangermi addosso e ho l’abitudine di cercare le soluzioni ma fa male sentirsi dire che sto lucrando sulle spalle di mia figlia. Ho imparato, tuttavia, a farmi scivolare addosso le cose. Dopo la prima ondata di critiche avevo dimenticato Giulia per due giorni e poi ho detto: no questo non è possibile”.

L’hanno anche attaccata...

“Certo, fa male sentire le critiche. Fa male sentire dire che sto lucrando su mia figlia morta. Però ho imparato a farmi scivolare queste cose addosso perché nei giorni delle prime critiche mi sono reso conto di non aver pensato a Giulia per due giorni. Mi sono detto `questo no, io devo soffrire per Giulia non per le critiche´ commisurando le due cose”.

Nel libro scrive che è tornato a ballare...

“Ballare è una forma di libertà e di vita. Devo ringraziare mia moglie, per anni abbiamo cercato di fare un corso di ballo, ci siamo riusciti fino alla chiusura per il Covid, poi abbiamo ripreso e ci siamo dovuti stoppare a causa della malattia. Devo ringraziare il mio maestro di ballo, che dopo la morte di mia moglie mi ha chiesto di tornare a ballare, io non volevo tornare. Fu proprio Giulia che mi disse: “Papà vai, tu con mamma sei stato ineccepibile, devi cercare di essere felice”. Anche questo fa capire cosa era mia figlia; i miei giudici sono i miei figli. Ci sono scorciatoie per la felicità, la danza è una di queste”.

Giulia oggi che cos’è?

“Elaboriamo un lutto quando pensiamo al nostro caro con il sorriso ma la mancanza di Giulia è così fresca. Tutte le notti sogno che arrivo alla zona industriale la carico in auto e torno a casa, mi godo anche questo dolore perché in quel momento la vedo, magari impaurita. È un momento doloroso, fa male”.