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di Eliana Ruggiero

agi.it, 6 dicembre 2023

I “Rosari del mare”, sfruttando il legno delle barche dei migranti altrimenti destinato alla dismissione, e il programma di reinserimento lavorativo di chi è in cella, in collaborazione con l’associazione “Seconda Chance”. La Basilica di San Pietro si prepara al Giubileo con l’avvio di due nuovi progetti di promozione sociale, rivolti a persone rifugiate e carcerate: i “Rosari del mare” (realizzati con il legno delle imbarcazioni dei migranti) in collaborazione con la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, e un programma di reinserimento lavorativo di detenuti, in collaborazione con l’Associazione Seconda Chance. In particolare il progetto “Rosari del mare”, avviato nel mese di settembre 2023, impiega persone rifugiate nella produzione di rosari destinati all’acquisto da parte dei pellegrini che giungono nella Basilica di San Pietro.

Il materiale utilizzato per i rosari, altrimenti destinato alla dismissione, è il legno delle imbarcazioni dei migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere le coste italiane in cerca di salvezza. I rosari vengono completati e assemblati presso la Fabbrica di San Pietro da due persone rifugiate, assunte dalla Cooperativa sociale Casa dello Spirito e delle Arti, e consegnati per vendita negli shop della basilica di San Pietro. Il legno delle barche dei migranti inteso come “memoria della storia di quelle persone in fuga dalla guerra e dalla povertà”. Arnoldo Mosca Mondadori, fondatore e Presidente della Fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti”, spiega così l’idea all’origine del progetto “Rosari del mare”.

Tante le barche con i migranti viste a Lampedusa. Barche che venivano distrutte e smaltite come “rifiuti speciali”. “Nel 2021 abbiamo chiesto al governo italiano che il legno delle barche, anziché essere distrutto, potesse essere riutilizzato. Ed eccoci qui con i Rosari del Mare - spiega durante la conferenza stampa in Vaticano dei due progetti di carattere sociale in vista del Giubileo: con le chiglie vengono realizzate le croci da parte di persone detenute. Le croci arrivano quindi dal carcere insieme ai grani, sempre nati da quel legno, e in un locale messo a disposizione dalla Basilica di San Pietro due persone rifugiate assemblano i Rosari”.

Le fasi precedenti del lavoro si svolgono in alcuni istituti penitenziari di Milano, Monza e Roma. A Milano Opera, due persone smontano le barche e preparano il legno per le diverse parti che comporranno il rosario. Le croci vengono realizzate presso la Casa Circondariale di Monza e il Carcere di Rebibbia. Una piccola parte del lavoro viene inoltre svolta da persone senza fissa dimora presso l’Opera Cardinal Ferrari di Milano. Il primo rosario prodotto e’ stato donato a Papa Francesco. Il ricavato della vendita dei rosari sostiene le persone rifugiate e detenute.

Il progetto “Seconda Chance”, invece, promuove il reinserimento dei detenuti nella società tramite l’attività lavorativa. Grazie alla collaborazione con l’associazione Seconda Chance, un detenuto di Rebibbia Nuovo Complesso è già impiegato da alcuni mesi come elettricista nelle ordinarie attività di manutenzione della Basilica, coordinate dalla Fabbrica di San Pietro.

Dopo recenti colloqui nelle carceri romane di Rebibbia e di Regina Coeli, altre figure sono in corso di selezione. Sempre in collaborazione con l’associazione “Seconda Chance”, la Fabbrica di San Pietro ha inoltre aderito al progetto Mammagialla Sailin, in corso presso il carcere Mammagialla di Viterbo, dove è allestita una sartoria di alto livello, nella quale i detenuti sarti utilizzano vele in disuso e tessuti nuovi per produrre borsoni personalizzati per circoli sportivi, enti pubblici e aziende. La Fabbrica di San Pietro ha infatti richiesto ai detenuti sarti di Viterbo borsoni da proporre ai visitatori nei punti vendita della Basilica.

“Mi sono dato come obiettivo di raddoppiare entro il 2024 il numero dei detenuti che attualmente lavorano”. Lo ha sottolineato il capo del Dap, il dipartimento di amministrazione penitenziaria Giovanni Russo durante la conferenza stampa in Vaticano. Grazie ad agenzie di work scouting e ad agenzie di volontariato “siamo riusciti - ha spiegato Russo - a fare percepire a chi lavora nel carcere e alla popolazione detenuta che ora ci sono nuove occasioni. Abbiamo stretto già rapporti convenzionali che ci portano a potere dire che saremo in grado di offrire diverse decine di migliaia di posti di lavoro di formazione e di posti di lavoro”.