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di Federico Novella

La Verità, 2 ottobre 2023

La leghista che sta lavorando alla riforma della giustizia: “Separeremo le carriere e ci sarà un doppio Csm. Ma nessuno vuole assoggettare la magistratura alla politica. La castrazione chimica? Ecco perché è utile”.

Giulia Bongiorno presiede la commissione del Senato che sta mettendo a punto il fascicolo cruciale della riforma della giustizia: “Dobbiamo scardinare il correntismo delle toghe, serviranno due Csm, uno per la magistratura giudicante e uno per quella inquirente”.

Il ministro Carlo Nordio ha parlato di progetto già incardinato, ed è effettivamente iniziato l’iter parlamentare. Può dirci qualcosa in più sui tempi?

“Nella commissione che presiedo ci stiamo occupando del disegno di legge chiamato “Nordio”, che interessa una serie di materie delicate come l’abuso d’ufficio, il traffico di influenze e alcune norme di procedura penale. Su questa prima parte della riforma stiamo lavorando alacremente e abbiamo effettuato 25 audizioni di esperti”.

Intervenire sulla lentezza dei processi è ancora una priorità? Come pensate di accelerare i processi civili?

“È necessario ridurre i tempi dei processi civili e penali senza assottigliare le garanzie. La dilatazione dei tempi amplifica le sofferenze di imputati e persone offese, e la lentezza della giustizia civile comporta costi economici non indifferenti a scapito di cittadini e imprese. Servono anche personale amministrativo e magistrati”.

Il governo ha chiesto all’Europa di rivedere i target sull’arretrato dei tribunali civili (65% entro fine 2024 e 90% entro giugno 2026). Perché è così complicato intervenire, e quali sono secondo lei gli obiettivi che si porrà il governo nella prossima riforma?

“L’arretrato dei tribunali civili costituisce un ostacolo notevole, ma le pretese degli attori - e dunque i loro diritti - richiedono una valutazione attenta”.

È ancora perplessa sull’abolizione dell’abuso d’ufficio, nonostante l’insistenza del ministro Nordio e anche di molti sindaci?

“Con spirito collaborativo e costruttivo, c’è stato un confronto con il ministro Nordio. Il punto di equilibrio è stato raggiunto: l’abrogazione dell’abuso d’ufficio precederà una riforma complessiva dei reati contro la pubblica amministrazione, per evitare eventuali vuoti di tutela”.

Ci sono punti di vista diversi nella maggioranza anche sulle intercettazioni e la loro pubblicazione. È una materia che necessita di una regolamentazione più stringente?

“In certi casi la regolamentazione manca del tutto, anche perché l’evoluzione della tecnologia è rapidissima. La commissione che presiedo ha svolto 46 audizioni di esperti, i cui risultati hanno messo a fuoco i limiti dell’attuale disciplina delle intercettazioni. Nella parte conclusiva abbiamo indicato possibili interventi. Rileviamo, per esempio, la necessità di assicurare l’affidabilità dei software impiegati nelle operazioni di intercettazione e quella degli esiti dell’attività di captazione e sottolineiamo le gravi lacune del nostro sistema, che minano l’efficienza del contrasto all’impiego dei criptofonini e del dark web per eludere le intercettazioni”.

Sulla separazione delle carriere, invece, intervenire è più complicato. Il ministro aveva annunciato per l’autunno un ddl costituzionale. Slitteranno i tempi?

“Non sono in grado di dirlo. Di certo è uno dei punti del programma della maggioranza e, a scanso di polemiche, preciso ancora una volta che nessuno vuole assoggettare la magistratura alla politica”.

Dopo le rivelazioni di Palamara sulle correnti della magistratura, a trent’anni da Tangentopoli crede ci sia ancora un problema di toghe politicizzate?

“Si deve distinguere tra un correntismo sano e un altro orientato esclusivamente all’occupazione dei posti di rilievo, divenendo di fatto vero e proprio potere di controllo delle istituzioni giudiziarie. Scardinare questo secondo tipo di correntismo significa garantire l’indipendenza della magistratura e tutelare anche quei magistrati che sono stati penalizzati proprio perché fuori dalle correnti”.

Come possiamo ripensare l’organigramma della giustizia? È necessaria una riforma del Csm. e in quale direzione? L’autogoverno della magistratura deve restare intoccabile?

“La commissione che presiedo sta affrontando il tema dell’elezione della componente togata. Ma si potrebbe pensare anche alla legificazione delle circolari del Csm, che costituirebbe espressione massima della sua autonomia e, al contempo, un freno ai cambi repentini di orientamento. Naturalmente, la separazione delle carriere richiederebbe di istituire due diversi Csm, uno per la magistratura giudicante e un altro per quella inquirente”.

A 40 anni dall’arresto di Enzo Tortora, possiamo dire che gli errori della magistratura possono effettivamente uccidere? La responsabilità civile dei magistrati è un’idea realizzabile nel concreto?

“Un errore giudiziario incide sulla vita di chi è accusato ingiustamente, con conseguenze a volte fatali. E giusto il principio secondo il quale chi commette un errore deve pagare, ma bisogna evitare approcci ideologici e puramente colpevolisti nei confronti di un’intera categoria”.

Ha detto che le donne vittima di violenza vengono tradite due volte: dal partner e dallo Stato. Perché denunciare è così difficile?

“Per vergogna, ma anche per paura di guai peggiori e per timore di non essere aiutate: alcune sentenze di assoluzione di imputati accusati di violenza contengono passi nei quali sembra che sia la vittima a essere giudicata, anziché l’imputato”.

Perché è stato “rafforzato” il cosiddetto Codice Rosso?

“Il Codice Rosso, stabilendo un termine di tre giorni entro cui ascoltare una donna vittima di violenza, era stato pensato come un’ambulanza che corre a sirene spiegate in soccorso di chi denuncia. Ma se poi anziché l’ambulanza si manda una carrozza a cavalli, la vittima nel frattempo viene massacrata. Anche la migliore delle leggi è inefficace, se non viene applicata correttamente”.

Quindi?

“È stato rafforzato perché è inaccettabile che la donna che denuncia non riceva aiuto subito: velocità è quello di cui ha un disperato bisogno. È stato dunque introdotto un rigoroso controllo per una corretta applicazione della legge: e in caso di ritardi, il capo della procura può revocare l’assegnazione del fascicolo al magistrato incaricato, e riassegnarlo a chi è in grado di intervenire subito”.

Da Pontida ha rilanciato la castrazione chimica per gli stupratori. Molti la giudicano una misura inutile e incostituzionale, anche perché la maggior parte delle violenze avviene tra le mura domestiche. Come mai non la ritiene eccessiva, e a quali condizioni questa misura potrebbe essere applicata?

“Ho fatto riferimento alla castrazione chimica come a un trattamento farmacologico, su base volontaria, da proporre ai recidivi. È uno strumento volto a inibire impulsi incontrollabili di un soggetto bisognoso di aiuto, in assenza del quale è molto probabile che reiteri violenze commesse in passato. È stato già adottato in paesi come Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca, Norvegia, Belgio e Francia”.