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di Debora Alberici

Italia Oggi, 2 gennaio 2024

Il 2023 è stato l’anno che ha infiammato gli animi degli avvocati con una riforma complessa che, pur mirando ad accelerare il processo e a renderlo sempre più telematico, ha complicato, e non poco, la vita dei professionisti, creando grandi difficoltà di comprensione e quindi di gestione dei ricorsi. Nei mesi scorsi la Corte di cassazione è intervenuta con alcune decisioni cercando di fare chiarezza sul testo legislativo, ma saranno necessari molti altri interventi da parte degli Ermellini.

Infatti, con una delle motivazioni più importanti del 2023, la Suprema corte ha fissato un paletto in materia di famiglia: abbiamo dovuto attendere ottobre per capire che con la riforma Cartabia è diventato possibile presentare un ricorso congiunto dei coniugi per avere separazione e divorzio insieme. Un escamotage processuale, questo, che risponde perfettamente alla ratio delle norme, accorciare i tempi della giustizia, che ancora oggi vedono l’Italia come fanalino di coda rispetto agli altri Stati europei.

Una sentenza meno incoraggiante sullo stesso tema, e che di certo non abbrevia le cause sulla sicurezza lavoro, arriva qualche mese prima: la Corte di cassazione, nonostante la riforma, nega il proscioglimento del datore per particolare tenuità del fatto in caso di piccolo incidente sul lavoro.

Insomma sono ancora tanti i chiarimenti attesi dai professionisti alle prese con i ricorsi “toccati” dalle nuove norme. Ma guardiamo l’anno più da vicino: molte sono state le decisioni in tema di compensi, di famiglia, e molte regole per l’uso dei social.

A gennaio la Cassazione apre con una decisione con la quale fissa una vera e propria dead line oltre la quale il genitore separato non deve più mantenere il figlio, al di là del fatto che trovi lavoro oppure no: niente più assegno dopo i trentaquattro anni e prima il giovane dovrà dimostrare di aver fatto davvero il possibile per cercare un’occupazione, al di là del corso di studi seguito.

Restando nell’ambito del diritto di famiglia la Corte, con una serie di interessanti decisioni, ammonisce le madri che impediscono ai padri separati di vedere i figli, paventando la possibilità di una condanna per sottrazione di minore con reclusione da uno a tre anni. A marzo brutte notizie per i legali. Con una sentenza che ha fatto molto discutere la seconda sezione civile del Palazzaccio ha infatti affermato che sono incluse nella parcella tutte le attività stragiudiziali e le denunce penali propedeutiche alla causa principale, attività per le quali il professionista non potrà chiedere un compenso ulteriore o separato.

Ad aprile la Cassazione affronta il tema attualismo dei social cercando di mettere ordine nella giungla di insulti e offese su Facebook e Instagram. E lo fa con una decisione durissima: rischia una condanna per stalking chi intimorisce o minaccia un amico virtuale sulla sua bacheca. Con l’estate arriva una notizia fiscale di grande rilevanza. Ebbene, per la Suprema corte, il prestanome può essere assolto dall’evasione Iva quando a gestire tutto era il commercialista. La decisione ha fatto felici molti imprenditori che, di fatto, affidano la gestione della parte tributaria interamente al consulente.