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di Liana Milella

La Repubblica, 25 gennaio 2024

Slittano i test psicoattitudinali per i magistrati e il bavaglio di Costa. L’esecutivo evita lo scontro con le toghe proprio quando si apre in Cassazione l’anno giudiziario per la prima volta nella sua storia con la relazione di una presidente donna, Margherita Cassano. Un passo indietro, uno stop decisamente strategico, in una giornata particolare come quella di oggi, quando in Cassazione si inaugura l’anno giudiziario. Al Senato e alla Camera il governo si ferma, mentre potrebbe dare il via libera nelle due commissioni Giustizia, a due provvedimenti assai “sensibili” per le toghe.

A palazzo Madama si bloccano per un giro i test psico attitudinali per selezionare i giudici, sollecitati e riproposti come inderogabili dalla presidente della commissione Giustizia, la leghista Giulia Bongiorno. E parimenti alla Camera ecco il rinvio della norma che stringe i cordoni della borsa per i magistrati fuori ruolo, che dovrebbero passare da 200 a 180. Anche questa una modifica su cui c’è una fortissima pressione del responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa. Anche se, a quanto pare, le commissioni parlamentari non fanno che chiedere giudici in grado di affrontare soprattutto la gestione delle commissioni d’inchiesta.

E si blocca anche - ma stavolta il merito va dato al Pd - il voto della legge di Delegazione europea che contiene la norma Costa sul divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare per esteso. Ammesso “solo” il riassunto, quindi niente citazioni di verbali di interrogatorio o frammenti di intercettazioni. Cioè - diciamocelo - il nulla. E a chi sostiene che era così prima del 2017, va replicato che non è affatto così, visto che fiumi di verbali e di registrazioni sono sempre stati pubblicati. Mani pulite e inchieste su Berlusconi insegnano.

Ma tant’è. Stiamo a oggi. Con due fatti in rilievo. La premier Meloni fissa alle 10 e trenta il consiglio dei ministri. Quindi non è in Cassazione, né ci sono il sottosegretario alla Presidenza, l’ex toga Alfredo Mantovano. C’è solo il ministro della Giustizia a rappresentare il governo. Mentre davanti a lui c’è il presidente Sergio Mattarella che, come sempre, assiste, ma non parla. Un segno di ostilità quello della premier? Un fatto è certo. Lei non c’era neppure l’anno scorso, e non c’è quest’anno. Tutto è affidato all’ex pm Carlo Nordio.

E mentre per la prima volta nella storia centenaria della Cassazione è una magistrata, Margherita Cassano, a tenere la relazione sullo stato della giustizia - è stata nominata il 14 febbraio dell’anno scorso e resterà in carica per altri due anni - imperversano le riforme anti giudici. A cominciare dai test psico attitudinali che la Bongiorno ha rimesso sul tavolo anche se Nordio è contrario. Anche per questo ieri il voto si è bloccato con un rinvio strategico. Anche per evitare che un’imposizione considerata davvero “odiosa”, nonché inutile, dalle toghe, venisse votata giusto nella tre giorni della giustizia, oggi in Cassazione, e sabato nei 26 distretti giudiziari. Certo pesa il no di Nordio, già espresso in consiglio dei ministri a inizio d’anno, che confligge però con la richiesta esplicita della Lega e con il pieno assenso del sottosegretario Mantovano che ha storto palesemente il naso allo stop di Nordio.

Per ora si va in souplesse fino alla settimana prossima, ma chi ha parlato con Bongiorno sa che lei non è disposta a cedere. Ritiene i test necessari e si batterà per averli. Del resto per Nordio è difficile dirle di no, visto che Bongiorno, in ottimi rapporti con Forza Italia, può orientare la commissione Giustizia. Che ieri ha dato il via libera con un parere positivo alla norma Costa sul bavaglio. Mentre il Dem Filippo Sensi lo ha definito “famigerato” e ne ha bloccato il voto nella commissione per le Politiche Ue con un litigio - che peraltro non è il primo - con il presidente Giulio Terzi di Sant’Agata, l’ex diplomatico ed ex ministro degli Esteri del governo Monti oggi senatore di FdI. Ieri Sensi ha letto uno stralcio di un articolo in cui si parla delle intercettazioni dell’eurodeputato di FdI Carlo Fidanza. E qui Terzi l’ha bruscamente invitato a concludere l’intervento. Ne è nato un acceso botta risposta e poi la seduta è stata sospesa. Oggi il Pd ha un’assemblea di gruppo, ha chiesto un rinvio e il bavaglio slitta alla prossima settimana. Ma resta lì a incombere sulla libertà di stampa.

Come incombe il taglio delle toghe fuori ruolo, cioè i magistrati “in prestito” alla politica, ma anche alle Authority. Costa è contrarissimo, da anni ne fa una battaglia di principio, come quella sulla presunzione d’innocenza e sul bavaglio. Aveva ottenuto dalla ex ministra Marta Cartabia la riduzione a un massimo di 180 toghe. Adesso accusa Nordio di aver affidato la commissione che ha rivisitato la legge sull’organizzazione giudiziaria a un magistrato come Claudio Galoppi, ex Csm per Magistratura indipendente, ex consigliere giuridico della presidente del Senato Elisabetta Casellati, e adesso appena eletto segretario di Mi. L’ipotesi è che le toghe fuori ruolo tornino a 200. Costa è furibondo. E anche qui il governo rinvia alla prossima settimana. Meglio non provocare conflitti quando si apre l’anno giudiziario.