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di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 12 aprile 2024

La legge approvata in Senato Indebolisce sia privacy sia indagini perché il Ministero non sa rimediare alla saturazione dell’Archivio Digitale Intercettazioni. Indagini indebolite e, nel contempo, privacy indebolita per gli indagati e per i terzi interlocutori di mail, chat o sms sequestrati dai magistrati su telefoni e pc: era difficile fare l’en plein, per un legislatore che diceva di voler giustamente tutelare “la vita delle persone racchiusa ormai nei nostri cellulari”, ma Parlamento e Governo ci sono riusciti nel testo di elaborazione congiunta approvato dal Senato mercoledì. Anche a costo di disattendere le conclusioni dell’”indagine conoscitiva” proprio della commissione Giustizia del Senato presieduta da Giulia Bongiorno. Il 20 settembre 2023 raccomandava di far custodire i messaggi (considerati non più “documenti” sequestrabili e duplicabili dal pm, ma “corrispondenza” sequestrabile su autorizzazione del gip) in una apposita partizione dell’ADI-Archivio Digitale Intercettazioni: quello cioè dove già da anni confluiscono tutte le intercettazioni segrete in corso, prima che soltanto quelle rilevanti per il processo (e non anche quelle zeppe di fatti privati e dati sensibili) vengano depositate.

Ma il legislatore non lo ha fatto, perché il Ministero della Giustizia non è capace di (o non riceve dal governo i soldi per) rimediare all’attuale già quasi saturazione della capienza massima dell’ADI, lenita sinora con moduli aggiuntivi di memoria presto non più sostenibili dalla complessiva architettura dei server (sprovvisti peraltro di backup).

E siccome non è in grado di fare la cosa giusta, fa la cosa sbagliata: disegna una farraginosa procedura che - lungo tre necessari ok del gip per prendere il telefono, duplicarlo, e acquisirne i “dati comunicativi” rilevanti - impone di coinvolgere in una udienza non solo l’utilizzatore dell’apparecchio, e il proprietario se diverso, ma anche tutti gli indagati (sperando nel frattempo non usino programmi di cancellazione da remoto dei messaggi), le parti offese, tutti i difensori e i consulenti, che con gip, pm, cancellieri e polizie sommeranno una folla di potenziali fonti per i giornalisti sicuramente grati alla nuova legge. Meno lo saranno le vittime di reati sempre più difficili da provare. Salvo che l’assurdità ordinaria delle nuove regole venga disinnescata dall’ossimoro di un ordinario ricorso dei pm alla straordinarietà della procedura semplificata, dalla legge ammessa come eccezione in caso di “pericolo per l’incolumità di una persona o la sicurezza dello Stato”, pericolo “concreto per le indagini” o “attuale per la dispersione dei dati”.