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di Liana Milella

La Repubblica, 19 aprile 2022

Pronta una pioggia di emendamenti nella maggioranza, si va verso un nuovo rinvio. Oggi non sarà una buona giornata per la riforma del Csm. Per almeno tre buone ragioni. La prima: alle 13 una pioggia di emendamenti, anche della maggioranza (Lega, M5S, Forza Italia), si abbatterà sul testo della Guardasigilli Marta Cartabia. La seconda: di conseguenza diventerà in bilico il destino della futura legge per questa settimana, perché dopo la discussione generale, domani incombe il Def, che va votato per forza. Quindi i tempi diventeranno stretti. La terza ragione: alle 12 l’Anm, con il presidente Giuseppe Santalucia, terrà una conferenza stampa in cui confermerà lo sciopero se il testo resta “punitivo”.

Un quadro assai poco rassicurante per la maggioranza che si presenta divisa, tant’è che alle 11 il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il grillino Federico D’Incà, sentirà in una call gli umori dei capigruppo d’aula. Esclusa per ragioni tecniche, oltre alle promesse del premier Draghi, l’ipotesi della fiducia, visto che i 43 articoli richiederebbero altrettante fiducie, salvo tornare in commissione Giustizia per organizzarlo in due maxi-emendamenti. A quel punto non resta che votare tutte le richieste di modifica, con una maggioranza destinata a dividersi per l’annunciata astensione di Italia viva e per il sì della Lega su tutto quello che riguarda i prossimi referendum sulla giustizia. E pure sul sorteggio per eleggere il Csm, perché la Lega è orientata a presentarne uno ad hoc, insoddisfatta della legge elettorale della Cartabia.

Si andrà al voto questa settimana o la legge slitta? La seconda ipotesi è la più gettonata. Perché dopo il voto (non rinviabile) sul Def di domani, è improbabile chiudere per giovedì. Perché l’impegno preso con Cartabia di non presentare emendamenti è saltato. Non ne faranno né il Pd, né Enrico Costa di Azione, ma tutti gli altri sì. A cominciare da M5S, che sembrava intenzionato a non farne. Ma sono andati via via aumentando i malumori sulla riforma, per la dissonanza con il testo dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafade e per le insistenti proteste delle toghe. Anche se nelle mailing list figurano messaggi contro lo sciopero. M5S presenterà un emendamento contro l’unico passaggio da pm a giudice (e viceversa) nell’arco dei primi dieci anni. La responsabile Giustizia Giulia Sarti, con il relatore Eugenio Saitta, chiederà che si torni ai quattro possibili oggi, o almeno a due, com’era nella Bonafede. E Forza Italia, con Pierantonio Zanettin, non ha dubbi quando dice “se il M5S chiede modifiche, allora lo facciamo anche noi”.

Ma sono quelle della Lega a creare allarme. Ultima quella sul sorteggio, che vedrebbe il consenso di tutto il centrodestra. Nonché quelli sui referendum che la responsabile Giustizia Giulia Bongiorno conferma: “Li presenteremo sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, sulla separazione delle funzioni, sulle esigenze cautelari, sulla legge Severino. In coerenza con il massimo sostegno ai referendum, sulla giustizia votiamo tutti gli emendamenti che vanno in quella direzione. Anche se non ci piace, non presenteremo modifiche sulla legge elettorale”. Proposta dalla Bongiorno che ora la chiama ex Bongiorno e la ripudia. L’emendamento sul sorteggio sarà votato anche da Iv, FdI, esponenti del Misto. Una maratona da cui la maggioranza rischia di uscire a pezzi. Di qui il rinvio strategico di una settimana per rimettere insieme i pezzi.